I cambiamenti climatici hanno reso il dilagare degli incendi una calamità estesa a tutto il paese ed in tutte le stagioni. Chi coltiva deve farci i conti.

Stiamo parlando degli incendi dovuti a fattori accidentali come il prendere fuoco di spazzature ai margini delle strade, a fuochi sfuggiti da incendi di sterpaglie. In realtà contro gli incendi di natura decisamente dolosa ovvero criminosi, le difese sono meno efficaci.

Intanto, chi gestisce un podere, può assumere tutte le precauzioni e cautele atte a non innescare egli stesso le fiamme. Uso di macchinari elettrici o a scoppio, fuochi lasciati incustoditi, particolare cura di non accendere alcunché in presenza di vento o in presenza di periodi secchi.

La tecnica che usa comunemente chi deve proteggere una estesa superficie boschiva sono le fasce lasciate appositamente a radura per frenare le fiamme. Se si tratta di proteggere campi coltivati, specialmente al sud, si potrebbero, lentamente ma con costanza, creare delle vere e proprie barriere antifiamma.

Innanzitutto, ai confini della propria area coltivata è meglio non vi siano né conifere né eucalipti. I pini e gli eucalipti accelerano la propagazione degli incendi, sia gli aghi che le foglie contengono oli essenziali che, pur utili in altri campi, da quello officinali alla realizzazione di resine, sono particolarmente infiammabili.

Al contrario, bisogna pensare a delle barriere che possano rallentare le fiamme e non solo. Urge una sorta di «difesa passiva». Se il nostro podere confina con una strada, meglio che sul limitare di questa, ci si protegga con una barriera di fichi d’India, agavi, una fascia di piante succulente e anche facilmente riproducibili, sto parlando anche di succulente tappezzanti come il mesembrianthemum.

Otterremo il risultato di coprire quel terreno, in questo modo non si creano spazi per le erbe che seccando risultano pericolose. Una barriera intelligentemente composta, sia in altezza che in larghezza, ottiene il risultato di frenare eventuali fiamme, nel contempo ricopre il terreno e quindi evita il disseccamento e l’inaridimento. Un sistema che costa poco. Si possono riprodurre in campo per talea facilmente. Persino le cactacee più comuni possono dare il loro prezioso contributo, se invece di stare nei vasi venissero messe a dimora nei luoghi opportuni.

Sono tante le essenze facili da reperire che si possono adoperare, i lampranthus, le crassulacee, i sedum e molte altre. Certo, se si avesse la fortuna di potersi proteggere con dei corsi d’acqua, canali, o meglio ancora fiumi, sarebbe il massimo ma essi, naturalmente non scorrono sempre dove vogliamo.

Certamente, avere a disposizione una capace cisterna dalla quale attingere per spegnere subito focolai iniziali è una ottima cosa, come, naturalmente, collegare tutti i pluviali della casa per avere riserve d’acqua. Difendersi dal fuoco in maniera intelligente è la scommessa di questi anni, lo stiamo drammaticamente constatando in questi giorni.

Riteniamo che ragionare in base alle proprie condizioni locali, eliminare comportamenti come il lasciare spazzature accatastate e molto altro, possa essere l’inizio di una riflessione collettiva che i contadini devono intraprendere. Per proteggere i terreni , le cascine, loro stessi e il territorio sempre più «infiammabile».