La piazza è pronta per la coalizione sociale lanciata da Maurizio Landini: lavoratori, studenti, associazioni sfileranno oggi a Roma, da Piazza della Repubblica (appuntamento alle 14) a Piazza del Popolo per dire no al Jobs Act e proporre una nuova «primavera del lavoro». Questo debutto si chiama Unions, nome efficace che rievoca gli albori del sindacalismo inglese, che sa moltissimo di operaio ma che in più evoca l’aggregazione, l’unione appunto, di tutti gli altri cittadini «che devono lavorare per vivere».

Gran cerimoniere, il segretario generale della Fiom, che nelle ultime settimane ha tessuto una tela fittissima, facendo crescere il suo nuovo movimento nella percezione popolare (anche al di là dei recinti sindacali), tanto che i sondaggi qualche giorno fa davano un eventuale partito al 9-10%, e ieri l’istituto Ixè, per Agorà di Rai 3, registrava un 27% di intervistati favorevole a un ingresso in politica. Questo solo per offrire il contesto, visto che Landini continua a negare che il suo sia un progetto di partito: la coalizione sociale nasce anzi proprio in opposizione alla crisi dei partiti e della politica, per dare una nuova rappresentanza politica al di fuori delle mere liste elettorali.

Ieri la vigilia è stata occupata da una gaffe del leader Fiom, che durante la trasmissione L’aria che tira su la 7 ha negato che le 79 mila assunzioni di gennaio e febbraio siano legate ai provvedimenti del governo, affermando che gli sgravi sarebbero partiti a inizio marzo in concomitanza con il Jobs Act (mentre invece erano in vigore già dall’1 gennaio). Puntuale è arrivata una trafila di attacchi da parte delle quarte file dei renziani (da Scalia a Fregolent, da Del Barba fino a Fanucci e Rotta), e infine è intervenuto lo stesso presidente del consiglio: «Le polemiche le accettiamo – ha spiegato Renzi – Ma che almeno si leggano le leggi prima», ha detto senza nominare Landini.

Subito dopo, riferendosi alla piazza, il premier ha aggiunto: «Domani (oggi per chi legge, ndr) c’è una manifestazione contro il governo, “no news“, non c’è titolo. Se guardo agli ultimi sabati mi pare che manifestazioni contro il governo ce ne siano state moltissime».

Da Fincantieri a Rodotà
Ad aprire la manifestazione sarà lo striscione dei lavoratori Fincantieri, impegnati in una vertenza molto delicata, e che nei giorni scorsi sono finiti sui giornali anche per la proposta aziendale di inserire un microchip di controllo a distanza nei loro scarponi. Tema che inevitabilmente rimanda al Jobs Act e alla riforma del telecontrollo.

Dal palco interverranno diverse persone, prima di Landini: per l’associazione Libera di don Ciotti e la Campagna sul reddito parlerà Giuseppe De Marzo; per la Rete della conoscenza Giacomo Zolezzi, e Giovanna Cavallo per Action, movimento di attivisti per la casa. Ma tra gli interventi più attesi c’è quello del costituzionalista Stefano Rodotà, mentre Gino Strada di Emergency si collegherà telefonicamente dalla Sierra Leone.

In piazza, lo ha ribadito ieri, ci sarà anche la segretaria generale della Cgil, con un nutrito numero di segretari di categoria e altri dirigenti, insieme a folte delegazioni di iscritti al sindacato (si può intuire che molti parteciperanno al di là della categoria di appartenenza, proprio in quanto attratti dal nuovo movimento di Landini). Susanna Camusso ha chiesto ai giornalisti di «non personalizzare»: «Spero che emerga un messaggio che le politiche sul lavoro del governo Renzi non vanno bene. Serve un piano occupazionale e una politica industriale».

Altre associazioni che hanno aderito alla coalizione – come Libera ribadendo che si va per singoli temi, per non essere identificate in un progetto strutturale – Anpi, Articolo 21, e l’Arci. «Vogliamo unire tutto quello che il governo sta dividendo» a partire da «tutti i lavoratori», ha spiegato Landini. «La manifestazione è aperta a tutti, è una proposta che va costruita». Infine il leader della Fiom ha ricordato l’idea di proporre un referendum per abrogare il Jobs Act.