Sarebbe Mike Pence, il governatore repubblicano dell’Indiana, il candidato vicepresidente di Donald Trump. L’annuncio ufficiale è previsto oggi ma sin da ieri voci insistenti hanno cominciato a circolare a Washington indicando che la scelta del miliardario newyorchese sarebbe ricaduta su Pence. La lista di papabili numeri due sarebbe stata precedentemente ridotta a tre nominativi; oltre a Pence in lizza sarebbero stati anche Newt Gingrich, decano neocon del congresso, e il governatore del New Jersey Chris Christie, primo degli ex avversari ad ufficializzare il proprio endorsement per Trump.

Stando ad indiscrezioni non autorizzate vicine alla campagna Trump, la scelta avrebbe favorito Pence, un governatore con quattro anni di esperienza esecutiva, anche per controbilianciare l’inesperienza politica di Trump. Pence è un repubblicano conservatore alla guida di uno degli stati più repubblicani del Midwest. La sua carriera per la verità poco eclatatante è stata costruita su posizioni anti immigrazione, anti LGBT e contrarie all’aborto. Su queste ultime due questioni offre credenziali conservatrici decisamente più solide di quelle di Trump e potrebbe aiutare a rafforzare il supporto dei settori della destra tradizionale che dubita ancora del “consevatorismo sociale” dell’escandescente candidato .

La selezione di Pence, una personalità decisamente poco carismatica, rappresenterebbe anche una concessione all’establishment del partito, mentre le indiscrezioni non escludono ancora un tentativo in extremis dell’ala anti Trump di bloccare la sua nomination durante la convention repubblicana che inizia lunedì a Cleveland.

Con un ticket repubblicano prevedibilmente blindato da uomini bianchi, resterebbe da definire nella prossima settimana quello democratico. La scelta di Hillary Clinton potrebbe avere un peso maggiore nell’unificare le correnti del suo partito. Fra i papabili: Elisabeth Warren, pasionaria dell sinistra sandersiana, candidati neri o ispanici come il ministro per la casa, Julian Castro o l’ex sindaco di Los Angeles Antonio Villaraigosa o scelte più sicuramente moderate come Tim Kaine, senatore di uno stato “in bilico” come il Virginia.