«La mia paura era di non poter rivedere casa mia, le persone care, i miei animali. La libertà non è, però, neanche quella che avrò domani, se penso a Dana e ad altri compagni, perché la libertà è un bene collettivo. Solo quando non ci saranno più le carceri e ci saranno più umanità, solidarietà e uguaglianza saremmo veramente liberi, ma per questo dobbiamo lottare. E io lo farò fino in fondo». Così, Nicoletta Dosio, alla vigilia del ritorno in libertà – il giorno di «fine pena» è fissato per oggi –, ricorda i giorni passati in carcere e immagina un futuro migliore, che non può essere costruito senza una mobilitazione collettiva. Come la sua nel movimento No Tav della Val di Susa, di cui fa parte fin dalle origini, quando ancora era insegnante di italiano e latino al liceo scientifico di Bussoleno, che aveva contribuito a fondare.

Condannata a un anno di reclusione per una protesta No Tav del marzo 2012 svoltasi al casello autostradale di Avigliana, Nicoletta rifiutò ogni misura alternativa. Tre mesi li ha passati in carcere alle Vallette di Torino, il resto ai domiciliari: «Ho toccato con mano ciò che già pensavo, ovvero che il carcere non migliora, ma è un luogo di pura repressione per chinarsi al senso di obbedienza cieca. Ho trovato sofferenza, povertà e solidarietà, che è l’unico aspetto positivo che ti permette di vivere lì dentro. Laddove si intrecciano le storie di donne di ogni parte del mondo, accomunante da senso di ingiustizia».

È stata nella stessa sezione, la terza, dove si trova ora Dana Lauriola, condannata per i fatti relativi alla medesima manifestazione, che aveva lo slogan «Oggi paga Monti»: gli attivisti, dopo giorni di mobilitazione contro gli espropri e l’allargamento del cantiere Tav (c’era stata la caduta dal traliccio di Luca Abbà), occuparono l’area del casello facendo passare gli automobilisti senza pagare il pedaggio. Dana era al megafono, Nicoletta dietro lo striscione. «Con Dana, di cui chiedo la liberazione, ci scriviamo, come con le altre detenute con cui ho mantenuto un legame forte. È importante ricevere lettere dall’esterno, leggere i giornali, io richiedevo il manifesto; tutto quello che parla del mondo esterno è essenziale perché è una relazione con ciò che sta fuori. Ora, con la pandemia Covid-19 l’isolamento è maggiore, non ci sono più i colloqui, non arriva il pacco dei viveri e li devi comprare in carcere dove tutto ha prezzi maggiorati, mancano, poi, le mascherine e i disinfettanti».

Per Dosio, le questioni dell’indulto e dell’amnistia sono fondamentali: «Dobbiamo lottare per un’amnistia sociale che riguardi le lotte e i poveri e batterci per l’abolizione del carcere, come sono stati aboliti i manicomi, perché la prevenzione è la giustizia sociale. Mi spenderò per questo come nella lotta per il Tav». E proprio rispetto alla contestata linea ad alta velocità Torino-Lione dice: «Abbiamo assistito a ogni mancanza per ospedali, scuole e trasporti, ma i soldi pubblici per le grandi maleopere o per gli armamenti continuano a essere prioritari. Nel cantiere in Clarea, per il maxi-sondaggio che si appresta a diventare galleria di servizio, lavorano persone respirando amianto e uranio. Il lockdown per i lavori pericolosi non esiste, perché purtroppo, come ha detto il leghista Borghi alla Camera, il lavoro viene prima della salute».

Il movimento No Tav festeggia la libertà di Nicoletta e su notav.info scrive: «Una donna tenace, modello di resistenza e coraggio per tutte e tutti. Siamo felici di sapere che prestissimo potrà tornare sui sentieri della amata Val Clarea. Ora vogliamo anche Dana, Emilio, Stefano liberi».