Dopo avere distrutto la coalizione di centrosinistra col fallimentare “modello Palermo”, malamente naufragato, Leoluca Orlando, come avesse la palla di vetro, aveva esultato in un’intervista a Repubblica Palermo per avere fatto fuori Rosario Crocetta dalla competizione elettorale: ma era appena la vigilia della composizione delle liste. Il governatore era, eccome, in corsa. Quelle parole del sindaco hanno inasprito di più i toni nella notte dei lunghi coltelli in via Bentivegna, sede del Pd. Dove le correnti dem alla conta dei nomi sono esplose.
Ora la profezia di Orlando si sta per avverare.

Crocetta è a un passo dal rimanere fuori dalle elezioni. Il Tar di Catania ieri ha respinto il ricorso depositato contro la decisione dell’ufficio elettorale di Messina di escludere la lista Micari-Arcipelago, dove il governatore è capolista, unico collegio in Sicilia. Una doccia gelata per il presidente che aveva sacrificato la sua ricandidatura a governatore e poi il suo movimento (il Megafono) dopo il pressing di Renzi che gli ha chiesto per due volte di fare il passo indietro per ‘salvare’ la coalizione che sostiene Fabrizio Micari. L’ultima speranza è appesa al Tar di Palermo, che si pronuncerà oggi su altri due ricorsi presentati dalla lista Micari e dal governatore.

Nell’entourage di Crocetta ormai c’è il sospetto che qualcuno abbia giocato sporco boicottando il governatore e i suoi, come dimostrerebbe anche il caso Siracusa, dove la lista Micari non è stata neppure presentata per il fuggi fuggi inaspettato di alcuni candidati, soprattutto di area renziana, che hanno scoraggiato chi era rimasto fedele al progetto fino all’ultimo minuto.

Lo scoramento ormai è generalizzato, i sondaggi che danno Micari terzo non aiutano. E c’è chi ipotizzano la resa dei conti finale. Circola voce di un sondaggio riferito a fine ottobre: se Micari dovesse essere dato terzo o addirittura quarto, si parla di un ordine di scuderia per il voto disgiunto. Vale a dire che sarà dato il voto al candidato di lista ma non al candidato governatore della coalizione. C’è chi ipotizza un cambio di rotta finale su Claudio Fava, chi sul 5 Stelle Cancelleri.

Intanto c’è da governare il caso Messina. Dalla sentenza si capisce che qualcosa non va. Respingendo il ricorso, il Tar di Catania sostiene che il delegato a presentare la lista Micari, «per sua esclusiva negligenza», «non si trovava neanche all’interno del Tribunale» di Messina. E «pertanto non è stato ammesso a presentare tardivamente la documentazione mancante». Il Tar spiega che nel ricorso si afferma che alle 16 Davide Siragusano, presentatore della lista, si trovava «nei pressi dell’ingresso dell’edificio del Palazzo di giustizia di Messina», mentre nella sua dichiarazione allegata al ricorso Siragusano afferma che alle 16 circa si trovava «nei pressi del Tribunale di Messina», e non all’ingresso, «che può voler dire – scrivono i giudici Tar – anche a notevole distanza». Insomma, una ricostruzione contraddittoria.

«In secondo luogo, nel ricorso, dopo aver chiarito che il signor Giovanni Rovito, delegato titolare della lista, intorno alle 15,40 si era già premurato d’entrare, portando con sé una parte della documentazione, nell’aula all’interno della quale si trovava il cancelliere incaricato della ricezione delle liste, si precisa che ’qualche minuto dopo il dottor Siragusano si recava velocemente verso la porta d’ingresso dell’aula medesima’; quasi a far credere quindi che il dottor Siragusano già prima delle 16 si trovasse all’interno del Tribunale». Ma nella dichiarazione del ricorso dichiara di essere entrato in tribunale «qualche minuto dopo le 16», quindi in ritardo.

I giudici non credono neanche che Siragusano sarebbe stato per un tempo imprecisato «a battere insistentemente la porta medesima chiedendo che gli venisse aperta», e che solo «alle ore 16,10 circa, di fronte a tali insistenti richieste di apertura della porta d’ingresso accompagnate da chiamate verbali», il signor Rovito si sarebbe indotto ad aprire personalmente la porta, «sicché Siragusano entrava nell’aula con l’intera documentazione in suo possesso».