L’ultimatum scade questa mattina: Peppina Fattori, 95 anni, vive in una casetta di legno a Fiastra. È l’ultima abitante del paese, gli altri se ne sono andati tutti via, cacciati dal terremoto. L’abitazione di Peppina, però, è abusiva: costruita all’interno del parco nazionale, il tribunale di Macerata non ha potuto fare a meno di notificarle un avviso di sfratto, esecutivo da oggi.

È così che la 95enne è diventata l’ennesimo simbolo della gestione drammatica del sisma del centro Italia, affogata dalla burocrazie e sostanzialmente lasciata a piedi dalla Regione Marche, che non ha offerto soluzioni alternative adeguate, almeno secondo Peppina e le sue due figlie.

Si avvicinano le elezioni, e allora ogni occasione è buona per fare campagna: nei giorni scorsi a Fiastra si è fatto vedere il leader della Lega Nord Matteo Salvini, che ha colto al volo la «photo opportunity» con quella che i giornali ormai chiamano «Nonna terremoto». E ancora: a far visita all’anziana sfrattata ci sono andati i neofascisti di Forza Nuova, e poi anche Alessandra Mussolini, che ha aggirato i divieti di accesso alla casa di legno al grido di «Lasciatemi passare, io sono un medico». Intanto su Facebook è già scattata la corsa al post più razzista, con Peppina ridotta al rango di figura retorica della povera vecchina sfrattata mentre gli immigrati vivono in case dorate, serviti e riveriti. Tutto fa brodo, soprattutto se dal fronte istituzionale le risposte vengono soltanto balbettate.

La sensazione è che questo clima da caccia all’ultimo voto dell’ultimo terremotato andrà peggiorando ancora nei prossimi mesi. Ed è comprensibile: migliaia di persone attendono risposte da oltre un anno e adesso sono disposte ad ascoltare chiunque, in un meccanismo uguale a quello del malato grave che si rivolge al santone perché ignorato dal medico.

Tra l’Umbria e le Marche, i casi identici a quelli di Peppina sono decine: l’enorme ritardo nella consegna delle casette ha portato chi ha la disponibilità economica per farlo a costruirsi da solo un’abitazione, spesso nel cuore del parco nazionale, zona dove non si può edificare alcunché. La faccenda è arrivata anche in Parlamento, e negli ultimi giorni sono state presentate due proposte di sanatoria, una dal Pd e un’altra dalla Lega Nord. La deputata marchigiana di Mdp Lara Ricciati è andata su tutte le furie, perché lei una proposta simile l’aveva lanciata in tempi non sospetti, lo scorso mese di marzo, ricevendo in cambio accuse di demagogia e opportunismo. «Forse la notte porta consiglio, o forse le elezioni sono così vicine – sbotta lei –. O forse la parola coerenza l’hanno persa per strada ed oggi sono capaci di affermare quello che avevano denigrato lo scorso marzo. Se non fosse che stanno giocando sulla pelle di una novantacinquenne, ci sarebbe da ridere».
Nella mattinata di oggi, intanto, Peppina sarà costretta ad andare via. Anche se si prevede la presenza di picchetti di protesta contro questa decisione.