Sono passati due mesi esatti dalla pubblicazione del report dell’Ipcc che ha lanciato l’ennesimo allarme sui rischi dell’aumento di temperatura di un grado e mezzo, e solo pochi giorni dal clamore creato dall’annuale Emission Gap Report dell’Unep che conferma la necessità di un impegno 5 volte maggiore di quello attuale per scongiurare il peggio.

Eppure – di fronte al tepore delle posizioni degli Stati, al negazionismo di America, Brasile e Australia, alla smaccata difesa del carbone promossa dal leader polacco qui alla Cop24 – sembra che a cogliere la gravità della situazione siano solo cittadini, movimenti e associazioni che oggi, in maniera coordinata, scendono in piazza a Katowice e nel resto del mondo.

«Sveglia! È arrivato il momento di salvare la nostra casa», è lo slogan scelto dagli attivisti polacchi. In controtendenza rispetto agli slogan razzisti dell’impressionante marcia nera a Varsavia qualche settimana fa, si prova a restituire senso nuovo al concetto di casa comune, minacciata non dai falsi pericoli indicati dalla xenofobia dei rappresentanti politici ma dagli impatti dei cambiamenti climatici. Inondazioni, acidificazione degli oceani, innalzamento dei mari, scomparsa di preziosi ecosistemi, siccità e desertificazione, intensificazione degli eventi estremi, migrazioni climatiche sono solo alcuni dei fenomeni che minacciano la sopravvivenza di sempre più persone e comunità.

Per ragionare sull’importanza di reti a livello globale contro i cambiamenti climatici, il Climate Hub, qui a Katowice, situato proprio di fronte alla sede ufficiale della Cop, prova a raccogliere quella collettività globale che poco si sente rappresentata dalle decisioni ufficiali e a mettere assieme i pezzi di un mosaico di analisi e pratiche tese a una riconversione ecologica di economia e società. Dopo giorni di folla e discussioni, oggi l’Hub sociale è vuoto: attivisti e ricercatori sono usciti nonostante il freddo pungente per partecipare alla Marcia per il Clima che ha luogo qui e in almeno altri 20 paesi, da una parte all’altra del globo.

A Katowice il corteo è programmato alle 12 da piazza Wolnosci, nel centro della città industriale. I cartelli e gli striscioni richiamano l’urgenza di agire a livello globale e chiedono a gran voce l’uscita del paese dal carbone. Anche in Italia la chiamata globale a mobilitarsi è stata raccolta su più fronti.

Oggi molte iniziative e azioni sono in programma in molte città. È una delle proposte emerse dall’assemblea dei comitati No Triv svoltasi a Roma a novembre: nei territori colpiti da progetti estrattivi le azioni contro i combustibili fossili sono diffuse e numerose. Altri appuntamenti: in piazza a Padova la Marcia Mondiale per il Clima, a Niscemi la manifestazione No Muos, a Melendugno il corteo No Tap e a Torino la Marcia No Tav.

La coincidenza della data scelta quest’anno a livello internazionale per le manifestazioni sul clima con la giornata contro le grandi opere inutili e imposte, da anni celebrata da differenti realtà territoriali italiane, ha approfondito la riflessione sulla connessione profonda tra battaglie ambientali e crisi climatica.

Cosa accomuna la lotta a Tap, Tav, ai nuovi metanodotti auspicati nella Strategia energetica nazionale del 2017,  il revamping degli inceneritori esistenti e la costruzione di altri 8 impianti di termovalorizzazione se non la loro preoccupante azione clima-alterante che gli scienziati ci dicono di azzerare? Per questo in piazza, tra le diverse bandiere delle battaglie territoriali, ci saranno richiami alla giustizia climatica. A muoverle, oltre al vento, la consapevolezza che per salvare il pianeta occorre parlare un linguaggio comune e guardare nella stessa direzione.

*A Sud