L’ultimo rito prima della libertà dagli obblighi della scuola superiore inizia oggi con gli esami di maturità. Sui banchi siederanno 491.491 studenti, 468.915 sono gli «interni», 22.576 gli «esterni», 50.204 quelli che vengono dalle scuole paritarie. Insieme affronteranno la prima prova di italiano. Sceglieranno tra un’analisi del testo, un articolo di giornale o un saggio breve, un tema di ordine storico oppure generale. Le tracce arriveranno in un plico telematico inviato dal ministero dell’Istruzione alle 12.244 commissioni composte da tre membri esterni e da tre interni. L’esame durerà 6 ore e sui banchi si potranno usare i vocabolari di italiano. Domani ci sarà la seconda prova, specifica per ogni orientamento di studio: latino al liceo classico, matematica allo scientifico, lingua straniera al linguistico, all’artistico gli studenti si cimenteranno con il disegno geometrico, la prospettiva e l’architettura, mentre per i tecnici e i professionali le prive avranno una «dimensione laboratoriale», così spiegano dal ministero. Lunedì prossimo, 24 giugno, sarà celebrata la terza prova. Gli orali termineranno a metà luglio.
L’esame di stato registrerà il varo del «bonus maturità». Verrà attribuito agli studenti che hanno ottenuto un voto pari a 80/100 e non inferiore all’80esimo percentile della distribuzione dei voti della propria commissione d’esame nell’anno scolastico 2012/13 e non più della propria scuola. Tale «bonus», da 1 a 10 punti, peserà sul voto ai test di ammissione alle facoltà a numero chiuso: Medicina, Odotoiatria, Veterinaria, Architettura, prove che si svolgeranno dal 3 al 10 settembre. Dal prossimo anno, i maturandi dovranno affrontare questi test già ad aprile, come ha stabilito il decreto firmato dal ministro Carrozza lo scorso 12 giugno, primo atto di una generale trasformazione della maturità in un percorso di ulteriore «professionalizzazione» degli studi superiori. Inoltre, nelle commissioni dei test d’ingresso dovrebbero entrare anche i rappresentanti degli studenti.

La maturità 2013 vedrà anche l’ingresso dell’Invalsi. Metterà a disposizione materiali per la correzione dei compiti, primo passo che annuncia l’arrivo dei test di valutazione alla maturità nel 2015 in sostituzione della terza prova. A confermare lo spirito delle «riforme» già introdotte dal suo predecessore Francesco Profumo, ieri il ministro Carrozza ha confermato dai microfoni di Radio Capital l’intenzione di «ripensare la maturità. Bisogna pensare a cosa si studierà e dove si lavorerà dopo – ha detto – l’esame dev’essere impegnativo, sennò non ha senso farlo, ma non ci si deve concentrare solo sull’esame». Ad avviso del ministro, infatti, gli studenti devono coltivare un pensiero dominante: scegliere il lavoro da fare, programmare il proprio futuro già in età adolescenziale, se non addirittura prima, come se già non lo facessero. In realtà il progetto sembra quello di vincolare lo studio alla scelta di un’unica professione attraverso gli stage e i tirocini da svolgere in età scolare: «Negli ultimi due anni delle superiori – ha detto Carrozza – soprattutto per quanto riguarda gli studenti degli istituti professionali». Questa insistenza sui tecnici- professionali (il 20% degli studenti) e non sui licei (che rappresentano il 49% degli iscritti) si spiega con un’idea del mercato del lavoro che privilegia le mansioni «esecutive» rispetto a quelle «cognitive». L’istruzione deve formare lavoratori che sanno svolgere una sola mansione, non persone autonome capaci di cambiare più lavori, difendendosi dalla precarietà. Questo è anche lo spirito della nuova riforma dell’apprendistato annunciata da Enrico Giovannini, successore al ministero del lavoro di Elsa Fornero.

Dopo le politiche di austerità, e l’imposizione del pareggio di bilancio nella Costituzione, l’Italia si appresta a riprodurre l’idea tedesca dell’istruzione come avviamento professionale, importando il «modello duale» di alternanza scuola-lavoro. Si tratta di un sistema classista che impone un percorso professionalizzante sin dalle elementari.Questo sistema distingue rigidamente le scuole tecniche dai licei e discrimina i diversamente abili nelle «scuole di promozione», le «Forderschulen», l’esatto opposto del sistema italiano che è idealmente universalistico. Si vuole così affidare la formazione dei giovani italiani alle aziende come avviene in Germania. Gli stage e i tirocini degli studenti dei tecnici e dei professionali serviranno a mobilitare risorse pubbliche a favore dei piccoli e medi imprenditori. In cambio lo Stato italiano chiederà alle imprese di assumere i giovani con il contratto di apprendistato. Con la riforma annunciata da Giovannini cadranno anche i vincoli stabiliti dalla Fornero e gli assunti dopo il tirocinio a scuola rischiano di tornare precari come e più di prima. È quello che sta accadendo in tutta l’Europa del Sud: la Germania ha siglato accordi bilaterali con Portogallo, Spagna e Italia (a Napoli con la Fornero, quando gli studenti vennero caricati dalla polizia). A Berlino interessa regolare la nuova immigrazione dei giovani a partire dalle proprie esigenze. In questo modo vuole rafforzare il dumping salariale nei paesi di provenienza sul modello dei «mini-job», 7 milioni di lavoretti precari fino a 450 euro al mese dove finiscono gli immigrati e gli ex apprendisti che non trovano lavoro. Buona maturità a tutti, ragazze e ragazzi. Dopo ci aspetta la vita immaginata per noi dalle «riforme» della Troika.