Tanta, forse troppa attesa per un tavolo che rischia di dare ben poche risposte e ancor meno prendere impegni rispetto alla prossima legge di stabilità. Oggi alle 17 a via Veneto andrà in scena l’incontro governo-sindacati sulla cosiddetta Fase 2 del capitolo pensioni. Dopo vari quanto vaghi tavoli tecnici, sarà il primo appuntamento politico dopo la conclusione della intricata – e ancora non risolta – questione Ape (l’anticipo pensionistico).
Gli indizi che portano a pensare ad un flop partono innanzitutto dalla troppa carne al fuoco. La questione che interessa più l’opinione pubblica – specie i 300mila italiani all’anno direttamente coinvolti – è l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Oltre ai sindacati, in queste settimane è sorto un fronte bipartisan – guidato dalla strana coppia Cesare Damiano e Maurizio Sacconi – che chiede quanto meno il congelamento dello scatto che dal 1 gennaio 2019 innalzerebbe l’età pensionabile di ben 5 mesi portandola a 67 anni. Bloccarlo però costa circa 1,5 miliardi l’anno e il governo non ha la minima intenzione di spenderli. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti inoltre ha già messo le mani avanti: fino all’ufficializzazione dell’Istat delle reale entità dei mesi non si esprimerà in materia. Notizia che arriverà a fine settembre e che dunque permetterà al governo di rimandare qualsiasi impegno.
La Cgil comunque darà battaglia proprio su questo argomento: «Attendiamo una risposta», ha anticipato ieri Susanna Camusso. Il problema infatti per Corso Italia è quello di evitare meline. «Chiediamo che si esca dal guado e che si cominci a discutere perché il merito ancora non c’è, perché non si può raccontare che il negoziato è entrato nel vivo. Si è perso lungo tempo sui decreti per l’Ape. Sulla fase 2 bisogna iniziare finalmente a discutere e a capire».
L’incontro di oggi è stato anticipato nella scorsa settimana da vari incontri tecnici e da un seminario al Nazareno con il vicesegretario Pd Maurizio Martina e soprattutto l’ex sottosegretario Tommaso Nannicini (grande tessitore della tela dell’Ape) con i sindacati. Il governo vuole dare un segnale ai giovani – i più bistrattati dal capitolo pensioni – cercando di spendere il meno possibile. L’optimum sarebbe la proposta di una «pensione di garanzia» lanciata dall’economista Michele Raitano che consiste in un minimo assicurato per tutti rispetto agli anni di attività (e non di contribuzione, garantendo dunque anche i precari) finanziato però con interventi posticipati al 2040. Lunedì però la Ragioneria generale dello Stato (i custodi dei conti pubblici) ha già avvertito che la spesa pensionistica tornerà ad aumentare – la famosa «gobba» – proprio guarda caso nel 2040.
Al vertice di oggi oltre ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil parteciperanno anche quelli dei pensionati. Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp puntano a far mettere nero su bianco dal governo l’impegno a ritornare alla rivalutazione degli assegni versione Prodi, più favorevole rispetto all’attuale.