Per tutto il giorno il parlamento discute di un Dpcm che ancora non c’è. Deputati e senatori dibattono mentre in altra sede le trattative tra governo e regioni, tra partiti di maggioranza, tra ministri l’un contro l’altro armati proseguono. Basta e avanza a rendere ragione della confusione con la quale le istituzioni affrontano la crisi per molti versi più grave nella storia della Repubblica. Il Dpcm definitivo arriverà oggi, in orario imprecisato. Il governo ha convocato nel pomeriggio il Comitato tecnico scientifico, anticipando il report settimanale, evidentemente per definire il quadro sulla base degli ultimi dati.

LA CORNICE È LA DECISIONE di diversificare i provvedimenti a seconda della gravità della situazione, misurata sulla base dei 21 indicatori definiti dal Cts e in particolare del tasso di contagiosità Rt. Scelta sofferta, assunta resistendo a un’offensiva proseguita anche ieri per tutto il giorno di alcune regioni.

In aula Conte parla di tre fasce di gravità distinte. Però ne descrive due e infatti dovrebbero essere essenzialmente proprio due, quelle corrispondenti agli scenari di gravità 3 e 4 nel prospetto del Cts. Il governo si è però convinto che per funzionare e non degenerare in un Paese a macchie di leopardo la formula debba basarsi su un telaio nazionale molto robusto, con solo alcune misure aggiuntive nelle aree più a rischio.

MA ANCHE SU ALCUNI particolari chiave il braccio di ferro prosegue. Prima di tutto l’orario del coprifuoco per tutto il Paese, oltre il quale si potrà mettere il naso fuori di casa solo per motivi di lavoro, studio o urgenza. I presidenti di regione sono divisi. I ministri pure. Qualcuno vuole anticipare alle 18, altri, prolungare alle 22. Alla fine la scelta ondeggia tra le 20 e le 21, con il secondo limite un pochino più probabile.

Poi la scuola, il fronte più incandescente. In aula Conte parla di didattica a distanza per le medie superiori. Ma dal ministero della Sanità, nonché da numerose fonti di maggioranza, si assicura che la Dad riguarderà anche le terze medie. L’Istruzione nega, resistendo come d’abitudine centimetro per centimetro. La via d’uscita più probabile è che la Dad scatti per il liceo ovunque e venga estesa alle terze medie sono nelle zone rosse. Anche perché, in caso contrario, diventerebbe impossibile differenziare le aree in situazione più o meno critica. Difficile infatti immaginare l’estensione del provvedimento alle scuole elementari, salvo ricorso al lockdown totale, con un divieto d’uscita anche per le attività produttive esteso a tutte le 24 ore.

L’INTERVENTO SPECIFICO sui trasporti, su scala nazionale, riduce la capienza consentita dall’attuale 80% al 50% dei posti disponibili. Non che siano previsti particolari controlli però. Il governo confida soprattutto sul taglio della presenza a scuola di sei classi per decongestionare gli autobus. Resta però il problema, anche più grosso, dei treni per i pendolari. Imporre ai privati lo smart working non sembra una strada praticabile. Dunque bisognerà forzare ulteriormente la mano sul lavoro a distanza per la Pubblica amministrazione, ma non è ancora chiaro come.

Il divieto di spostamenti inter-regionali dovrebbe entrare subito in vigore per le Regioni in condizioni più critiche, anche se qualche dubbio sulla costituzionalità di un simile provvedimento ieri sera non era ancora risolto. Nessun dubbio invece sulle nuove chiusure. Saracinesche calate per musei, angoli per i giochi in bar e tabaccherie, aree videogiochi e, nei weekend, dei centri commerciali, farmacie e parafarmacie escluse. Questo in tutto il territorio. E nelle «zone rosse»? Probabilmente lì scatterà la chiusura di bar e ristoranti per tutto il giorno, ma per quanto riguarda i negozi e i «servizi alla persone», parrucchieri e centri estetici, regnano ancora incertezze e ambiguità.

DIFFICILE EVITARE la sensazione che anche stavolta, tra una mediazione e l’altra, il governo abbia evitato di muoversi drasticamente, cercando di anticipare invece che limitandosi a inseguire il virus, come fa da settimane, Di certo, nella maggioranza come nell’opposizione e nel governo stesso nessuno metterebbe neppure un dito sul fuoco sulla probabilità di limitarsi a queste misure senza dover fare un passo ulteriore, con tanto di quinto Dpcm, a breve.