Contro i poteri dall’alto, il Venezuela si appella alla piazza. La ministra degli Esteri, Delcy Rodriguez, ha convocato per oggi una mobilitazione di sostegno alla rivoluzione bolivariana presso tutte le ambasciate venezuelane nelle capitali dei paesi che fanno parte del Mercato comune del Sud (Mercosur): per difendere il quadro legale del blocco regionale e «i principi di integrazione, unione e cooperazione» nel Latinoamerica.

Un appello a ridosso della decisione annunciata per oggi dai ministri degli Esteri di quella che il Venezuela definisce la Triplice Alleanza del Mercosur (Paraguay, Brasil y Argentina): quella di espellere Caracas dal blocco regionale di cui detiene la presidenza pro-tempore, disconosciuta fin da subito: con il pretesto che la nazione bolivariana non avrebbe «internalizzato» tutta la normativa del Mercosur.

«Chiedo ai popoli, ai suoi lavoratori, ai popoli indigeni, afrodiscendenti, di dirigersi alle ambasciate del Venezuela nelle capitali del Mercosur perché difendere il Venezuela significa difendere gli ideali di integrazione, unione e cooperazione dei nostri popoli», ha detto Rodriguez nella sede dell’Universidad Nacional Experimental de las Artes (Unearte), a Caracas. Nell’Università si sta svolgendo il XXI Vertice sociale del Mercosur. Un vertice dei movimenti, che ha reso omaggio al grande tessitore della solidarietà, Fidel Castro e «el amigo» Hugo Chavez: il loro sogno non morirà – si è detto – «Nessuno riuscirà a buttarci fuori dal Mercosur».

Per Rodriguez, il Venezuela subisce un attacco per aver messo al centro «la democrazia partecipativa e protagonista, perno di un nuovo modello economico a favore dei popoli e non del capitale». Un attacco contro «il diritto alla differenza». Il Venezuela è entrato nel Mercosur nel 2012, aggiungendosi all’Argentina, al Brasile, all’Uruguay e al Paraguay (a suo tempo sospeso dopo il golpe istituzionale contro il presidente di allora, Fernando Lugo). Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador e Perù sono paesi associati.

Lo scorso 29 luglio, il Venezuela ha assunto, come da normativa, la presidenza pro-tempore. Nel mutato clima politico del continente, Paraguay e Argentina, insieme al governo del Brasile, anch’esso frutto di un golpe istituzionale contro Dilma Rousseff, si sono messi di traverso: per riportare il blocco regionale alle antiche e asimmetriche relazioni nord-sud, scompaginando la solidarietà sud-sud. Ad agosto, l’Uruguay ha rivelato che il ministro degli esteri brasiliano, José Serra (non proprio un campione di etica) ha cercato di comprare i voti di Montevideo per impedire a Caracas di assumere la presidenza.

Il Venezuela ha innovato le caratteristiche del blocco regionale inserendovi aspetti sociali che si evidenziano nell’istituzione di diritti per i lavoratori, gli indigeni e gli afrodiscendenti. Ieri, Caracas ha sottoscritto l’Acuerdo de Complementacion Economica del Mercosur, che faciliterà le condizioni per creare un mercato comune fra i paesi membri del blocco regionale. Un passo avanti verso l’assunzione piena della normativa, che molti dei membri di più lunga data non hanno comunque ancora incluso.

Ma il problema, evidentemente, non è formale, ma politico. Il paese bolivariano è al centro di molteplici attacchi di quello che i presidenti progressisti definiscono «un nuovo piano Condor»: basato su un killeraggio finanziario, economico, mediatico e anche giuridico. Un piano per farla finita con «il socialismo del XXI secolo», sventato finora dal Venezuela con proposte concrete all’interno, ma anche con la realizzazione di importanti obiettivi diplomatici a livello internazionale.

L’ultimo vertice dei Paesi non allineati, che si è tenuto sull’isola Margarita, ha evidenziato la tenuta dei nuovi rapporti sud-sud, portando al centro obiettivi di natura mondiale, come quelli di una cittadinanza universale o la lotta ai paradisi fiscali, o la regolazione del mercato petrolifero, raggiunta ieri. O ancora l’appoggio del papa Bergoglio.

Il papa ha ricevuto Maduro in Vaticano, dando così l’avallo alla mediazione con l’opposizione venezuelana, intenzionata comunque a far cadere il governo. Dopo l’elezione di Trump negli Usa, le speranze delle destre hanno ripreso slancio e la Mud vorrebbe abbandonare il tavolo per tornare alle violenze. Il governo, però, non molla. I piani economici messi in atto a inizio anno, stanno dando i primi frutti, e se il prezzo del barile risale, la partita per le destre si farà più difficile.