«Grazie del pensiero, ma non lo farò». Con un post su facebook Matteo Renzi mette fine alle voci di una sua nuova corsa alle primarie del Pd, la terza. Soprattutto cala la parola «the end» sulle speranze di molti dei suoi, che fino all’ultimo hanno sperato in un suo impegno nel congresso. Almeno per rimettere sui binari l’area reanziana ormai allo sbando da giorni, dal ritiro dalla corsa di Marco Minniti. Ma i nuovi sondaggi sconsigliavano: lo davano solo terzo.

L’ex leader ormai parla da ex Pd. Ieri mattina è inciampato in una gaffe rivelatrice: ha aderito di slancio alla proposta di Confapi di destinare alle imprese che assumono le risorse previste per il reddito di cittadinanza. «Il tuo partito propone da mesi di convertire quelle risorse per potenziare il Rei», replica Marianna Madia, ex ministra oggi schierata con Zingaretti.

Ma Renzi ormai ha la testa altrove. Nel post sorvola sulla scissione, spiega che continuerà a «incoraggiare i comitati civici». Ma è sempre più chiaro che il disimpegno dal congresso gli lascia le mani libere. Per varare la sua «cosa» quando sarà. Il big bang – dove «big» è però tutto da vedere – sarà a fine gennaio, confidano i suoi più stretti. Data che infatti coincide con l’uscita del suo nuovo libro che presenterà girando «tutto il Paese». E con la partenza di una webtv alla quale, scrive, «sto lavorando da mesi per rilanciare i nostri contenuti e non lasciare la rete in mano alle fake news». La «cosa renziana» avrà dunque un programma, da comprare in libreria, un canale di comunicazione e un contenitore, la rete dei comitati.

Giovedì 13 intanto nella sua città presenta il documentario «Firenze secondo me», che andrà in onda sabato su Canale 9. Progetto nato con grandi ambizioni ora ridimensionate. Chissà che non sia il destino anche del suo nuovo partito.

Nel frattempo la corrente è in confusione. Stasera Renzi sarà a Porta a porta. Prima, alle 13, deputati e senatori sono convocati nella sala Berlinguer per decidere il fatidico che fare. Ritardando fino a ieri sera il no definitivo alla corsa, Renzi ha fatto in modo di escludere tecnicamente la possibilità di una nuova candidatura dell’area, quella che Stefano Ceccanti ha definito per giorni «una scelta sensata»: le firme andrebbero presentate entro domani. Sul tavolo restano due possibilità: chiudere in tutta fretta un accordo con Martina oppure salire sull’Aventino e autoescludersi dal congresso. Una scelta, quest’ultima, che porterebbe alla delegittimazione delle assise e del nuovo segretario. E al caos: l’alibi perfetto per abbandonare la nave che affonda, il Pd.