Il maestoso e globale progetto cinese della «nuova via della seta» (yi dai yi lu) che verrà presentato oggi e domani a Pechino, ha già ottenuto alcuni risultati importanti, ponendo più che mai la Cina al centro del mondo, quanto meno diplomatico.

Appena giunta a Pechino, ieri, la funzionaria nord coreana responsabile dei rapporti con gli Stati uniti, Choe Son-hui, ha fatto sapere che Pyongyang potrebbe essere pronta, a certe condizioni, a incontrare gli Stati uniti.

Secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap, Choe prima di arrivare in Cina avrebbe incontrato a Oslo l’ex inviato americano alle Nazioni unite, Thomas Pickering e l’ex consigliere speciale del Dipartimento di stato per la non proliferazione e il controllo delle armi nucleari, Robert Einhorn.

La diplomatica avrebbe anche risposto con un «Vedremo» alla domanda sulla possibilità di incontrare gli inviati della Corea del Sud, presenti a Pechino dopo un invito last minute di Xi Jinping dopo l’elezione alla Casa blu di Moon Jae-in.

La risposta Usa a Pyongyang – ricordando che nelle scorse settimane lo stesso Donald Trump si era detto disponibile a incontrare Kim Jong-un – non si è fatta attendere.

Gli Stati uniti hanno fatto sapere di restare aperti alla possibilità di colloqui con la Corea del Nord, purché Pyongyang «cessi tutte le sue attività illegali e il comportamento aggressivo nella regione. Negli ultimi 20 anni siamo stati chiari sul fatto che non cerchiamo altro se non una penisola di Corea stabile e prospera», ha specificato un portavoce del Dipartimento di stato.

La due giorni di Pechino sarà intensa, perché contrariamente a quanto si pensava fino a poco tempo fa, Washington ha mandato un proprio inviato nonostante la grande diffidenza con la quale Obama, fin dal suo annuncio, aveva guardato al progetto «globale» della Cina.

Sarà il consigliere della Casa bianca Matt Pottinger a partecipare al forum, proprio dopo le ultime dichiarazioni di Trump all’Economist con le quali ha nuovamente elogiato il presidente Xi Jinping («a good guy», ha detto il presidente) e dopo l’avvio di quegli accordi tesi a diminuire la bilancia commerciale degli Usa con la Cina, decisi dai due leader durante l’incontro di inizio aprile in Florida.

Pechino offrirà anche l’occasione per l’opportunità di un incontro proprio tra i delegati delle due Coree: «Dato che siamo tutti alla stessa sala conferenze per tutto il giorno, ci potrebbe essere un contatto naturalmente», ha detto Park Byung-seok, veterano politico del Partito democratico e co-presidente della campagna elettorale di Moon.

La rappresentanza nordcoreana è capeggiata da Kim Yong-jae, diplomatico esperto e ministro dell’economia estera, che dovrebbe incontrare funzionari cinesi al fine di richiedere un allentamento delle sanzioni Onu decise per le violazioni sul bando relativo a nucleare e missili.

Pechino sarà anche al centro del mondo, il posto che i cinesi ritengono gli competa da sempre, perché la nuova via della seta prevede progetti per 900 miliardi di dollari, con 68 paesi coinvolti, per una popolazione totale di 4,4 miliardi di persone, pari al 40% del Pil mondiale.

La presentazione della «Belt and Road initiative» porterà oggi e domani a Pechino 28 capi di Stato e di governo, oltre a centinaia tra ministri e rappresentanti di organizzazioni internazionali (per l’Italia c’è il presidente del consiglio Paolo Gentiloni).

È previsto anche un incontro a tre tra Erdogan, Putin e Xi Jinping che potrebbe avere la Siria come argomento principale. Con Putin, inoltre, Xi cercherà anche di rinforzare l’amicizia, tenendo conto che la nuova via della seta concepita da Pechino rischia di togliere a Mosca un’influenza su alcune zone del mondo, prime fra tutte quelle centro asiatiche e medio orientali.

Non solo, perché anche l’India, assente, teme molto per la partecipazione al meeting del Nepal. E proprio Delhi – che da anni denuncia l’accerchiamento da parte di Pechino, mettendo in evidenza il cosiddetto «filo di perle» – teme che sopratutto la questione del porto di Gadwar, snodo pakistano (sarà a Pechino il primo ministro Nawaz Sharif) prescelto dalla Cina, possa peggiorare la situazione commerciale e geopolitica del paese nell’area.