È un mondo di confine quello abitato dai protagonisti, e soprattutto le protagoniste, di La vita nelle cose di Anna Camaiti Hostert (MnM Edizioni, pp. 250, euro 14), una raccolta di racconti che si muovono incessantemente tra l’Italia e gli Stati Uniti ma anche fra epoche diverse, e su differenti piani della narrazione: da quello più intimo – come nei Soldi di Bruna in cui una figlia, Anna, affronta i primi sintomi e poi la rapida degenerazione dell’Alzheimer che le porta via la madre – a uno sguardo rivolto alla Storia. Come nel caso del Bracciale di Artemide, in cui un braccialetto d’argento diventa una porta aperta sul passato, quello della persecuzione nazista nei confronti della comunità ebraica greca – il gruppo di amiche protagoniste del racconto trascorrono un’estate a Leros, nel Dodecaneso – e sulla vicenda di una coppia divisa per sempre dalla Shoah: una delle «piccole» storie che compongono un mosaico più grande.

IN «L’OROLOGIO DI GREG» la Storia irrompe invece sotto forma della crisi del 2008: Greg è il nipote di un contadino pugliese emigrato a New York dal quale eredita un orologio Bulova, che per il nonno aveva incarnato la realizzazione del sogno americano. E la vita di Greg, finanziere di successo, sembra la diretta continuazione di quel sogno, almeno finché la crisi non spazza via ogni certezza e riduce migliaia di persone in miseria.
Greg compreso, che nella sua nuova esistenza all’insegna stavolta dell’incubo americano custodisce una sola cosa del passato: l’orologio di suo nonno. La macchina da scrivere, una Olivetti lettera 32, è invece il tramite di un’insolita amicizia fra una bambina – Alessandra – e un famoso attore, Jeff.

È ATTRAVERSO gli oggetti infatti, come suggerisce il titolo del libro di Camaiti Hostert, che le storie prendono vita: «cose» che non sono solo madeleine sprigionatrici di ricordi ma il motore stesso del racconto, superfici inanimate che custodiscono mondi interi. Anche letteralmente come nel caso della Statuina, dove una piccola scultura contiene un «tesoro» proveniente dal passato. Sono «cose» quasi magiche dove si incontrano memorie, idee e sogni, luoghi lontani e vicini, piccole storie della Storia collettiva.

Negli Occhiali di Adriana, per esempio, si riflette la Primavera di Praga che fa da sfondo al racconto di formazione della giovane protagonista, che subito prima di entrare all’Università parte per un viaggio on the road con la famiglia proprio verso la città che per molti avrebbe rappresentato, di lì a poco, la fine di un’epoca e quella di un sogno.
Gli occhiali che Adriana, accesa dalle passioni della gioventù, acquista a Praga incarnano proprio quel sogno infranto, e per la protagonista la linea d’ombra oltre la quale la attende la vita adulta, il rituale di passaggio verso un mondo ancora sconosciuto. verrà presentato al pubblico dall’autrice sabato 21 al Villino Corsini di Villa Pamphili.