La Francia in recessione, crollo nei sondaggi, accuse di essere preda del presente senza visione del futuro, governo rissoso. François Hollande, con la conferenza stampa semestrale – la seconda da quando è stato eletto – ha cercato di rispondere, ripartendo all’offensiva, termine ripetuto almeno quattro volte, per l’anno II della presidenza. Di fronte alla delusione dell’opinione pubblica, ha indossato vesti decisioniste, ostentando sicurezza di sé.

Il primo riferimento è stato all’intervento in Mali, sola decisione che finora ha permesso un leggero recupero dei consensi nell’opinione pubblica, a gennaio. Ma l’offensiva riguarda prima di tutto l’Europa, solo campo di azione possibile. Hollande rivendica di aver «fatto muovere le linee». La Francia ha difatti ottenuto due anni di tempo per rientrare nei parametri del 3% di deficit pubblico. Il presidente francese propone un’iniziativa europea in quattro mosse, per smuovere l’Ue, «la prima potenza economica mondiale», dal «languore» che la paralizza.

Hollande propone un «governo economico» ai paesi della zona euro, con una riunione mensile attorno a un «vero presidente eletto per una lunga durata», per discutere e prendere decisioni su iniziative economiche comuni, sull’armonizzazione fiscale, sulle convergenze sociali, sulla lotta contro la frode fiscale. Ha poi confermato l’iniziativa per i giovani che dovrebbe far partire prima del 2014 il finanziamento di 6 miliardi già stanziato da Bruxelles (ma non ha accennato all’effetto-leva di un intervento della Bei, che dovrebbe venire specificato verso fine mese). Ha proposto un vero piano di riconversione energetica per l’Europa, con «sforzi coordinati a favore delle energie rinnovabili» e, in ultimo, ha rimesso sul tavolo gli Eurobond.

«La Germania ha detto spesso di essere pronta per l’Europa politica – ha precisato – la Francia anche». Il presidente si è dato due anni per arrivare a questo traguardo, che va al di là delle «sensibilità politiche», perché è «un’emergenza». Il calo della disoccupazione, ha ripetuto, arriverà solo con la crescita e la crescita deve essere cercata a livello europeo.

In Francia, l’obiettivo prioritario resta «il rovesciamento della curva della disoccupazione», cioè arrivare a bloccare entro l’anno l’aumento del numero dei senza lavoro, in un paese che ha ancora perso 20mila posti da gennaio e dove la disoccupazione tocca 3 milioni di persone. Per ridare un po’ di fiato a una presidenza che si sta impantanando nella morsa del presente, ha promesso, a giugno, la presentazione da parte del primo ministro Ayrault di un piano decennale centrato su digitale, riconversione energetica, salute e infrastrutture per i trasporti.

Sulla strada del risanamento e della ripresa restano ostacoli difficili da far accettare: in primo luogo, una nuova riforma delle pensioni, che finirà per aumentare ancora gli anni di contributi per salvare il sistema di ripartizione. Hollande ha difeso i risultati del primo anno di presidenza, ha elencato le cose fatte, dagli sforzi per il risanamento delle finanze pubbliche al matrimonio per tutti passando per il controverso accordo che flessibilizza il lavoro. Ha chiesto di essere giudicato alla fine del quinquennato. Ha detto di essere «socialista», ma le reazioni a sinistra della sinistra sono di delusione. Per il momento, nessun rimpasto di governo. La destra attacca e critica la «cassetta degli attrezzi» di Hollande. Per il gruppo S&D dell’Europarlamento, le sue proposte «vanno nella giusta direzione».