In attesa dei risultati delle elezioni parlamentari del 30 aprile, il governo del premier sciita Maliki tenta la riconquista della provincia sunnita di Anbar, da fine dicembre occupata dai qaedisti dell’ISIL. Un’operazione mlilitare di vasta scala è stata lanciata nella città di Fallujah, uno degli epicentri degli scontri tra governo e miliziani. Ultimi in ordine di tempo gli attentati di venerdì (8 morti) e i bombardamenti e gli attacchi suicidi di ieri: 16 vittime, una ventina i feriti. Secondo quanto dichiarato dal Ministero degli Interni, sarebbero 50 gli islamisti uccisi dalle forze militari irachene nella sola giornata di ieri.

Il timore che una vasta offensiva a Fallujah possa provocare stragi di civili e distruzione delle infrastrutture cresce di ora in ora. Area ad alta tensione fin dai tempi di Saddam Hussein, Anbar oggi è simbolo dell’instabilità interna che impedisce al Paese di ricostruirsi dopo 8 anni di occupazione militare. Al confine con la Siria, Fallujah e Ramadi sono state da subito contagiate dai settarismi siriani, alimentati dalle politiche discriminatorie del governo nei confronti delle comunità sunnite.