Quello che ci riserva il futuro è un sabato a Wembley. Si parte alle 21, quando a Londra saranno le 20, Brexit o no sull’ora non si sono mai adeguati. Sabato, agli ottavi di finale, l’Italia del pallone se la vedrà con l’Austria che ieri ha battuto 1- 0 l’Ucraina ed è arrivata seconda nel gruppo C. In quel girone ha vinto anche l’Olanda, tre su tre. Ieri pomeriggio ha battuto 3-0 la Macedonia del Nord. Primo gol arancione di Depay e qualche protesta dei macedoni perché all’inizio dell’azione c’era un fallo su Goran Pandev. A proposito, la Macedonia torna a casa, due giorni fa la sua bandiera Pandev ha detto che non sventolerà più con la maglia della nazionale. Quando l’attaccante del Genoa è uscito dal campo lo hanno applaudito tutti, olandesi compresi, prima gli avevano anche dedicato una maglia commemorativa. È quello che Pandev merita. E per il suo Paese, indipendente da trent’anni, esserci è stata comunque un’impresa.
Quel che ci riserva Euro 2021 è Italia-Austria, che nella nostra testa ormai è solo una tappa o poco più: convinti che per arrivare almeno in finale gli Azzurri di Mancini non abbiano più neppure bisogno del green pass. «Faremo di tutto per garantire che la finale si giochi in un Paese dove la pandemia non corre», ha detto ieri Mario Draghi. Il premier si è scomodato per il legittimo timore che la «variante Delta» metta a rischio la finale londinese dell’11 luglio. Per restare in tema l’Uefa, governo del calcio europeo, ha già fatto sapere che sabato a Wembley non potranno esserci più di duemila spettatori italiani, alla faccia del liberi tutti al momento in voga solo nell’Ungheria di Orban. Anche Budapest pare un’alternativa per la finale. Dio salvi la regina, candidatura alternativa che avanza tra mille riserve. Riserva, intanto, è diventata una parola che non esiste più, almeno dalle parti dell’Italia del pallone.

ROBERTO MANCINI se l’era ripromesso. Lui ai mondiali italiani del 1990 era stato convocato, ma non aveva giocato un minuto che fosse uno. Notti da incubo, altro che magiche. Così il commissario (più) tecnico nella storia del calcio italiano (la bella definizione è di Ivan Zazzaroni, Corriere dello Sport) li ha già fatti giocare tutti: 25 su 26, all’appello per ora manca solo la riserva della riserva cioè il terzo portiere Alex Meret. Contro il Galles è entrato in campo anche Salvatore Sirigu, il dodicesimo uomo, insomma il portiere di riserva, a dispetto dell’1 che ha appiccicato sulla schiena. Perché l’Europeo del dopo pandemia qualcosa di buono ha anche inventato. Meglio, ha fatto tesoro e mantenuto la regola delle cinque sostituzioni a partita, giusta misura per tutelare atleti colpiti dal Covid. E allora più calcio per tutti. Nelle prima 26 gare sono già scesi in campo 430 giocatori, cinque anni fa erano stati 391. E in tutto Euro 2016 i giocatori utilizzati erano stati 453. Il record sarà polverizzato, non esistono più le panchine di una volta. È una buona notizia, senza riserve.