Con una premiazione choc si è conclusa a Portorose la 17° edizione del Festival del cinema sloveno. Un cortometraggio girato da uno studente, ha fatto man bassa di premi, compreso quello per la miglior regia. La giuria presieduta dal regista rivelazione di Class Enemy Rok Bicek, chiamata a giudicare lungometraggi, documentari e corti insieme, ha compiuto scelte molto radicali e politiche, a cominciare dal breve documento letto in apertura di cerimonia di premiazione.

Un messaggio ai politici a sostenere il settore e in particolare l’accademia d’arte drammatica Agrft, dove si è formata la maggior parte dei professionisti sloveni, che attraversa una fase di difficoltà. Così sul palco dei premiati sono saliti molti giovani e giovanissimi.

Una situazione impensabile in Italia con i trentenni o meno a ribellarsi contro i quarantenni, in una situazione molto particolare dove non ci sono o quasi grandi vecchi e «l’establishment» è rappresentato da chi è emerso tra la fine degli anni ’90 e l’inizio di questo secolo. Nel concorso lungometraggi sono stati inseriti otto titoli, tra i quali tre documentari (compreso l’italo-argentino-sloveno Dancing with Maria di Ivan Gergolet) e una coproduzione minoritaria, il serbo Varvari – Barbarians di Ivan Ikic.

La giuria ha mostrato di ritenersi insoddisfatta del livello medio, bocciando soprattutto Inferno di Vinko Möderndorfer e Autošola – Autoscuola di Janez Burger, due dei più affermati registi. Il premio Vesna di miglior film è andato al documentario Boj za – A Fight For di Siniša Gacic, ma il trionfatore è risultato il corto Prespana pomlad – The Springtime Sleep di Dominik Mencej, che ha ricevuto ben cinque premi: miglior regia, sceneggiatura, scenografia e attrice (l’esordiente Anja Novak) oltre a miglior cortometraggio. Un film realizzato all’interno dell’Agrft, ma originale, pieno di idee, ben fatto, all’altezza di essere paragonato ai lunghi.

Un lavoro di 20 minuti che contiene un piccolo mondo e rivela un cineasta molto interessante, pronto al passo successivo. È la storia dell’adolescente Sanja che vive con la madre teledipendente sperando di riuscire ad avere la sua attenzione e trascorre il tempo al parco giochi. La ragazzina guarda il mondo al contrario finché incontra il quasi coetaneo Pero, strano come lei. Un piccolo gioiellino che, senza troppe parole, solo con le immagini, gli incubi, le visioni e le trovate, mostra il risveglio tardivo alla vita di una ragazza che sa vedere in cielo un pianeta che per gli altri non esiste.

Il vincitore Boj za segue invece per oltre un anno, dall’autunno 2011 al dicembre 2012, i manifestanti che, sulla scia di Occupy Wall Street, occuparono la piazza della Borsa a Lubiana. Un film senza commenti, che sta tra i manifestanti, ascolta le loro voci e le loro difficoltà. «Siamo il 99%» è uno dei loro slogan, ma la protesta contro il neoliberismo si scontra con i problemi organizzativi, la cosa più difficile è la logistica, organizzare i turni di presenza, avere persone disponibili ed evitare che il senso della protesta si perda. Un documentario bello e molto utile per capire come si esauriscono i movimenti e le proteste.

Uscita vincitrice dalla «rivoluzione» imposta dai giovani giurati è stata un’altra debuttante, Sonja Prosenc, autrice di Drevo – The Tree, il miglior lungometraggio di finzione su piazza, una buona opera prima, già presentata al Festival di Karlovy Vary, molto curata nella fotografia e nella musica. Infatti ha preso entrambi i riconoscimenti, oltre a quello di miglior attore al giovanissimo Jernej Kogovšek e al premio della critica. Una storia forte ambientata in Albania, con madre e due ragazzi coinvolti in una questione di vendette per una caduta accidentale da un albero.

Un film ambizioso, con molto stile, ma cui manca forse qualcosa per essere del tutto convincente.
Il pubblico ha premiato un Pot v raj di Bla Završnik, altro film di giovani neodiplomati. Un road movie in barca sull’Adriatico, una piccola commedia sentimentale molto esile e molto semplice, simpatica e nulla più.
Il cinema sloveno si prepara tra pochi mesi a festeggiare i 20 anni dello Slovenski Filmski Center che ha contribuito a dare impulso a una produzione che dopo l’indipendenza è diventata più corposa numericamente e con la crescita di nuove generazioni. Non che in passato mancassero i cineasti importanti attivi a Lubiana e dintorni, dal grande Zivojin Pavlovic a Frantisek Cap, Frantisek Stiglic, Boštjan Hladnik, Joce Gale, Matja Klopcic e Karpo Godina, ma ora la situazione è sicuramente cambiata.

E tra poche settimane, il 9 ottobre grazie a Tucker Film, uscirà nelle nostre sale proprio Class Enemy, il secondo film sloveno in questi vent’anni ad avere una distribuzione in Italia dopo Di tomba in tomba di Jan Cvitkovic che vinse il Torino Film Festival nel 2005.