Che sulle occupazioni l’aria fosse cambiata lo si era capito da tempo, non solo perché la politica ha ceduto ormai completamente il passo anche in questo ambito alle aule di giustizia e al loro braccio armato, ma anche per la rinnovata aggressività con la quale si fanno spazio sui media mainstream le ragioni dei grandi proprietari immobiliari. Non stupisce perciò che per la prima volta in Italia un tribunale – quello civile di Roma – abbia condannato (in primo grado) il ministero dell’Interno a risarcire la società «Oriental Finance» s.r.l. per non aver provveduto a sgomberare due palazzi di sua proprietà per i quali nell’agosto 2014 la magistratura penale aveva disposto il sequestro preventivo.

Lo Stato italiano, che è già ricorso in appello, dovrà versare ai proprietari «266.672,76 euro al mese a decorrere dal mese di settembre 2014 fino al momento della liberazione dell’immobile, oltre ad interessi, con decorrenza da ciascuna scadenza mensile, sulla somma rivalutata anno per anno». Tenuto conto, tra le altre cose, «dell’ingiustificato arricchimento della pubblica amministrazione conseguente alla riallocazione impropria, a danno dei privati, dei costi delle politiche sociali gravanti sullo Stato», come si legge nella sentenza 21347/2017 emessa il 9 novembre scorso e della quale siamo in grado solo ora di leggere le motivazioni.

Quella di via del Caravaggio, zona Eur, dove nel 2013 trovarono posto circa 350 persone del Coordinamento cittadino lotta per la casa, è in cima alla lista di occupazioni da sgomberare stilata dall’ex commissario straordinario del Campidoglio  Tronca. A Roma in 110 immobili occupati vi abitano più di 10 mila persone, di cui 3 mila con status di rifugiato politico.

Nel caso in questione, la II sezione civile del tribunale di Roma ha dato ragione alla Or. s.r.l riconoscendole non solo i mancati guadagni per i due palazzi sottratti al mercato, ma anche i danni che gli immobili avrebbero subito per i lavori abusivi di ristrutturazione e una serie di manomissioni da parte degli occupanti anche sull’albergo attiguo, sempre di proprietà della stessa società immobiliare (illeciti penali). E per la prima volta i giudici non hanno tenuto conto delle ragioni dello Stato, condannato perché non ha impedito l’occupazione prima e non ha usato la forza pubblica «in un lasso di tempo favorevole».

«Eppure – commenta Massimo Pasquini, segretario dell’Unione inquilini – lo Stato può sgomberare solo a patto che comune e regione possano garantire assistenza alle famiglie occupanti che versano  in condizioni di disagio economico e sociale.   Lo impone l’articolo 11  del decreto Minniti diventato legge ad aprile. Tanto è vero che dopo lo sgombero di Via Curtadone, compiuto senza alcuna assistenza alle famiglie, la circolare Minniti del 1 settembre chiedeva ai prefetti di fare una mappatura degli immobili pubblici e privati permettere a punto un piano di riuso e garantire il passaggio da casa a casa alle famiglie in condizioni di disagio abitativo».