«Fabbrica occupata, da qui non uscirà più nemmeno una vite» annuncia il segretario della Fiom genovese Bruno Manganaro al termine della delicata assemblea che ieri ha votato a maggioranza l’occupazione dello stabilimento genovese di Piaggio Aero. I lavoratori di Sestri ponente hanno deciso di giocare la carta più pesante in vista del nuovo vertice del 12 maggio al ministero dello Sviluppo economico, dopo che il 30 aprile la dirigenza della multinazionale aeronautica ha confermato il piano industriale di lacrime e sangue che prevede la chiusura della storica unità produttiva di Sestri, il trasferimento a Villanova d’Albenga dello stabilimento di Finale ligure, 200 esternalizzazioni e 165 esuberi, 117 a Genova. E se nel precedente incontro romano gli esuberi, intesi come procedure di mobilità, sembravano essere stati tolti dal tavolo, a Genova non si fidano «perché l’azienda ha comunque chiarito che questi lavoratori dovranno essere collocati altrove», spiega Manganaro.

Una decisione sofferta, quella dell’occupazione, per maestranze ultra specializzate ma non abituate allo scontro sociale. Ma dopo mesi di cortei, assemblee e iniziative che hanno visto da una parte la solidarietà dei genovesi e delle istituzioni locali, dall’altra la rigidità dell’azienda, la scelta è arrivata quasi ineluttabile, anche se all’assemblea ha partecipato solo un terzo dei 520 dipendenti.

A pesare è anche la frattura ormai definitiva con l’altra metà della Piaggio ligure, gli oltre 700 lavoratori di Finale che non hanno mai scioperato accanto ai genovesi: «Aspettiamo di entrare nel dettaglio del piano industriale» ripetono da settimane le Rsu del ponente ligure. «Nell’ultimo incontro solo la delegazione di Genova è intervenuta per contestare il piano – è la dura replica del leader genovese della Fiom -. A Finale accettano che la Piaggio diventi più piccola senza capire che oggi si chiude Sestri, ma domani potrebbero chiudere anche Villanova. A questo punto ognuno va per la sua strada». Eppure tra rabbia e delusione per la mancata solidarietà c’è chi ancora spera: «Faccio un appello ai lavoratori di Finale dove ho lavorato 10 anni – dice Roberto che in Piaggio lavora dal 1980 – affinché vengano in piazza con noi: siamo tutti operai Piaggio».

L’annuncio dell’occupazione arriva nel giorno in cui gli arabi della Mubadala Development Company, la società di investimenti strategici del governo di Abu Dhabi, ha ufficializzato l’acquisizione delle azioni prima possedute dal Tata Limited diventando azionista di controllo di Piaggio. «Ora tocca al governo usare il golden power e dire chiaramente alla proprietà che se vuole vendere al ministero della Difesa italiano i droni e i pattugliatori che sta progettando deve mantenere vivo lo stabilimento di Sestri», dicono le Rsu genovesi.

Un appello altrettanto forte i lavoratori Piaggio lo rivolgono al presidente della Liguria Burlando, principale artefice dell’accordo di Programma del 2008 che sanciva la delocalizzazione dello stabilimento savonese da Finale a Villanova: «L’accordo prevedeva il rilancio dell’azienda e il mantenimento di due siti produttivi, ora Burlando deve ritirare la firma». E questa mattina, dopo la prima notte in fabbrica, un corteo di lavoratori arriverà nella sede dell’assemblea regionale per chiedere un incontro.