Sono entrati ieri mattina in una delle chiese più importanti di Roma, la Basilica di Santa Maria Maggiore a poche centinaia di metri dalla Stazione Termini, per chiedere asilo al Papa. Erano circa 150 persone, molti i bambini, tutte sgomberate lunedì dalla palazzina occupata in via Torre Spaccata 172, zona sud-ovest della Capitale. Immobile di proprietà di uno dei re del mattone romano, Francesco Gaetano Caltagirone proprietario de «Il Messaggero», una testata in prima fila nella lotta contro i movimenti per il diritto all’abitare.

Lunedì hanno resistito per ore, rifugiandosi sul tetto da cui si sono rifiutati di scendere. Una situazione simile a quella dello scorso aprile quando ad essere sgomberata è stata un’occupazione alla Montagnola, nel quartiere dell’Ardeatino. Solo nel tardo pomeriggio con l’ausilio dei Vigili del Fuoco e lo spiegamento di centinaia di agenti in tenuta antisommossa, il tetto è stato abbandonato, mentre centinaia di persone accorse in solidarietà sono state tenute lontane.

Una volta fuori dall’occupazione nessuna alternativa, se non la strada: «Non si è visto nessuno del Comune, solo alcuni contatti telefonici con l’assessore alla Casa Daniele Ozzimo, l’unica proposta fatte agli occupanti sono stati dei dormitori di emergenza solo per le donne e bambini, disgregando i nuclei familiari» racconta un’ex occupante. E poi: «Dal Comune silenzio, dalla Regione silenzio, dal Governo silenzio, così abbiamo deciso di venire qua. Forse la Chiesa smuoverà qualcosa». Gli occupanti di Santa Maria Maggiore sono pronti a passare la notte, con borse e sacchi a pelo nella navata di uno dei centri più importanti del cattolicesimo a Roma.

Cercano solidarietà e risposte. Chiedono una casa, un futuro dignitoso, anche se nessuno di loro si sarebbe aspettato di arrivare a bussare alle porte di una Chiesa. «Non chiediamo però l’elemosina ma i nostri diritti» precisano. I turisti, incuriositi dall’accampamento, continuano a visitare la Basilica tra il vociare di bambini. Una camionetta della polizia si affaccia sulla piazza antistante. Gli agenti chiedono di non non stare sulla strada e di togliere le bandiere rosse «stop sfratti», simbolo in tutta Italia dei movimenti per il diritto all’abitare, dalle grate d’ingresso alla Basilica.

Gli occupanti mostrano una lettera indirizzata a Papa Francesco. L’hanno consegnata al Vicariato di Roma. «Ti chiediamo di riceverci, di fare tue le piaghe che portiamo sui nostri corpi, di diventare la nostra voce forte contro queste politiche disumane e disumanizzanti, nemiche nostre e contrarie a quanto insegnato da Gesù Cristo, anche a quanti credono in un altro Dio. – si legge nella missiva – Ti chiediamo di concederci asilo politico in quanto esseri umani, perseguitati, vessati e umiliati dallo Stato italiano».

Resta forte la polemica contro il piano casa approvato dal governo Renzi e la «sua ideologia punitiva verso chi si organizza per affrontare la precarietà e sull’idea che sia più importante far ripartire i mutui e il cemento che risolvere un’emergenza devastante» sostiene Irene dei Blocchi precari Metropolitani che appoggiano l’eclatante azione di protesta. Al centro delle polemiche c’è l’articolo 5 che vieta ai comuni di dare le residenze nelle case occupate ]e ordina il distacco delle utenze. Un provvedimento criticato anche dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. «Continua la guerra del governo di Renzi contro i poveri – spiega Irene – Lo sgombero di ieri conferma poi come il Sindaco Marino e le istituzioni siano inermi di fronte al ministero degli Interni». Il Vicariato di Roma e i preti della Basilica si sono mobilitati stanno cercando una soluzione dignitosa per i senza casa. Chissà se sarà la volta buona.