L’ ultima mega truffa nel settore biologico è stata scoperta in Sicilia, nel ragusano e siracusano. Le aziende coinvolte vendevano come biologici prodotti coltivati con sostanze chimiche. A seguito della scoperta della Guardia di Finanza sono state molte le reazioni da parte dei tanti agricoltori biologici che si sono sentiti gravemente danneggiati.

L’Associazione italiana per l’agricoltura biologica, ad esempio, tramite i suoi legali, ha chiesto l’accesso agli atti per costituirsi parte civile, a tutela di tutto il settore esposto a un grave danno di immagine e credibilità. «Oltre a conoscere il nome delle aziende coinvolte – spiega Vincenzo Vizioli, il presidente di Aiab – e la loro rete di relazioni commerciali, questa frode, per dimensione e tipologia, rende di vitale importanza sapere chi ha emesso i certificati, se il sistema di controllo è stato assente, incompetente o addirittura connivente e se ci siano state pressioni e minacce della malavita organizzata. Inoltre bisogna capire se è mai esistita l’azione di vigilanza della Regione Sicilia che, per il Regolamento europeo, deve verificare l’operato degli organismi di controllo in regione, anche perché i premi previsti dal Psr sono soldi pubblici. Il sistema di controllo e certificazione è uno dei valori aggiunti che il biologico offre al consumatore, è quindi indispensabile che questo svolga i compiti che il Regolamento europeo gli attribuisce e su cui tutto il sistema fa conto. È altresì importante che gli organi di vigilanza adempiano al ruolo loro affidato».

Il bio ha visto negli ultimi anni un’impennata dei consumi: incremento a due cifre a fronte del boom di vendite nella Grande distribuzione (+15,2 per cento nel primo semestre 2017 dopo il +20% nel 2016, secondo Ismea-Nielsen), con un giro d’affari che ha quasi sfiorato i 5 miliardi di euro, di cui il 40 per cento generati dalle vendite all’estero, secondo le ultime stime della Fondazione di ricerca Firab. A fronte di questo successo, il settore sconta anche l’interesse di alcuni speculatori malintenzionati con cui deve fare i conti mettendo al primo posto rigore e vigilanza. «Non bisogna fare sconti – dice Vizioli – a chi offende le attese dei consumatori, le aspirazioni della larghissima maggioranza degli operatori, si appropria di premi dedicati al modello sostenibile di agricoltura, danneggia l’immagine di un settore che applica un metodo che tutela la salute e l’ambiente».