Abdullah Ocalan è cittadino onorario di Napoli. La cerimonia è avvenuta ieri, in rappresentanza del leader del Pkk (il Partito dei lavoratori del Kurdistan) detenuto sull’isola di Imrali, c’era la nipote Dilek Ocalan. Accanto a lei Giuseppe Ferraro, docente di Filosofia alla Federico II, Carmine Malinconico ed Eleonora de Majo, rappresentanti della Rete Kurdistan Napoli.

Gli attivisti partenopei sono stati a più riprese a Kobane e hanno partecipato in qualità di osservatori alle ultime elezioni turche. «Napoli ha scelto da che parte stare – ha dichiarato de Majo – e di dichiarare estremo disaccordo verso le autorità turche, che commettono violenze contro il popolo curdo nell’indifferenza dell’Europa. In queste settimane si sta consumando un massacro nella città di Cizre da parte del governo turco. I civili morti sono oltre seicento».

Carmine Malinconico ha fatto parte del team di avvocati che seguì nel 1998 la richiesta di asilo politico di Ocalan: «Nel nostro paese è un asilante. Per mandarlo via le autorità italiane lo costrinsero a dichiarare che partiva di sua volontà. In Sudafrica tutti sapevano che per sancire la pace si sarebbe dovuto accettare Nelson Mandela al tavolo, lo stesso vale per Ocalan». A Palazzo San Giacomo, sede del comune, fanno sapere che il governo tramite il prefetto ha provato a dissuadere l’amministrazione dal procedere con la cerimonia. ù

Così il sindaco, Luigi de Magistris, precisa: «Napoli è amica del popolo turco quanto del popolo curdo. Ma laddove c’è violenza, c’è il diritto di un popolo alla resistenza. Se con le ruspe si distruggono ulivi millenari e con essi un’intera civiltà e la storia di un popolo, si ha il diritto di resistere. Non è terrorismo. La cittadinanza a Ocalan vuole favorire il processo di pace. Non vogliamo essere silenziosi complici morali di quel che accade al popolo curdo».