Un paio d’ore di spoglio (con appena il 10% delle 1.369 sezioni elettorali) sono state sufficienti a Sergio Bolzonello, vice governatore uscente e candidato del centrosinistra. Ha preso il cellulare e certificato così il trionfo del nuovo presidente leghista del Friuli Venezia Giulia.

Massimiliano Fedriga, 37 anni, segretario regionale in carica del partito di Salvini, si è quindi presentato in piazza Oberdan a ricevere il saluto del sindaco Roberto Dipiazza («Benvenuto, presidente!») e gli applausi dei sostenitori. Poi nell’aula del consiglio regionale scandisce orgoglioso: «Grazie alla mia gente. Grazie alla mia terra. Ora al lavoro, ascoltando e costruendo».

È LA FESTA DELLA LEGA che monopolizza il centrodestra, ma sotto traccia c’è anche la trama di un disegno quasi compiuto. Si guarda già alle urne d’autunno in Trentino per chiudere il cerchio a Nord Est, pronti a far tracimare il “partito dell’autonomia” fino al Piemonte nel 2019. Più che un exit poll sulle consultazioni del Quirinale, il voto friulano certifica la lunga marcia dei “nordisti” unici sopravvissuti alla Prima Repubblica: oltre il mito della Padania di Bossi, senza i sussidiari Maroni&Tosi, sono già al governo dell’Italia che conta.

I NUMERI NUDI E CRUDI, in realtà, stridono con l’entusiasmo di chi è salito sul Carroccio dei vincitori. A confronto con le politiche del 4 marzo scorso, l’affluenza è piombata dal 75,1% al 49,63%. Significa passare dalle 689.317 schede valide per la Camera alle 537.950 di domenica alle regionali. E soprattutto perfino il Friuli è finito sotto la soglia del quorum di rappresentatività, che nelle regionali 2013 aveva comunque retto (50,48%).

Così le cifre assolute dei risultati “politici” parlano chiaro. La Lega in meno di due mesi è passata da 177.809 a 147.205 voti. Il M5S da 169.299 ad appena 29.835. E il Pd da 129.112 a 76.254, che valgono sempre il 18% considerata l’ultima trincea di resistenza.

Ma la cronaca elettorale che si fa storia, invece, archivia Fedriga eletto a furor di popolo con il 57% (307.118 voti). Il centrosinistra di Bolzonello è stato più che doppiato dagli avversari storici: 26,8% (144.361). Alessandro Fraleoni Morgera del M5S si ferma all’11,6%, mentre l’ex governatore Sergio Ceccotti ritorna protagonista con il 4,4%.

La Lega si conferma il primo partito, balzando però al 34,9%. Poco più di metà vale il Pd, mentre Forza Italia regge con il 12% e più di 50 mila fedelissimi. Seguono M5S al 7%, la Civica Fedriga al 6,2%, FdI al 5,4%. Gli 11.748 di OpenSinistra (cioè 2,78%) valgono almeno un seggio.

Il nuovo consiglio regionale è “blindato” dal super-premio di maggioranza: 17 leghisti, 5 forzisti, 3 della lista Fedriga, 2 a FdI e uno di Autonomia responsabile. Il Pd avrà 9 consiglieri di opposizione, mentre il M5S ne conterà 4. Completano l’aula i 2 rappresentanti del Patto di Ceccotti e della Civica Bolzonello, insieme al consigliere di Slovenska Skupnost e a quello della sinistra (ex Mdp o Sel).

OSSERVA CON ACUTEZZA Paolo Giaretta dal sito VeneziePost.it: «La netta vittoria di Fedriga (Lega più lista personale fanno il 41%) è come quella di Luca Zaia che con lo stesso schema collezionò il 40% alle regionali del Veneto nel 2015». Insomma, sembra profilarsi nel “cuore produttivo”, che finalmente prova a metter il naso fuori dalla Grande Crisi, una sorta di “autogoverno” alternativo.

E almeno a Nord Est il “partito degli amministratori” si rivela perfino più forte della propaganda sovranista. Governatori, sindaci, assessori, funzionari-chiave nella pubblica amministrazione rappresentano già un piccolo esercito. E da prima del Duemila hanno costruito con pazienza una sorta di Legaland che funziona al di là del partito 4.0.

INTANTO, RIFLETTORI PUNTATI su Udine che domenica ha registrato l’affluenza record con il 57,1%. Nelle 98 sezioni cittadine, il centrodestra di Fedriga era rimasto sotto il 50% con Bolzonello di un soffio oltre il 30%.

Ma il primo turno delle Comunali ha capovolto la tendenza: per il candidato sindaco leghista Pietro Fontanini 18.619 voti, mentre Vincenzo Martines con la coalizione “civico-ulivista” ne ha raccolti 16.095. Come previsto, si andrà al ballottaggio domenica 13 maggio. Ma il centrodestra riparte da quota 41,5% con la possibilità di convincere candidati ed elettori delle liste civiche.

Martines non si perde d’animo: «Il voto di Udine è diverso da quello delle regionali. E noi abbiamo un progetto di governo della città, costruito insieme ai cittadini, indipendentemente da ciò che succede a Roma o Trieste». Come nella lunga attività prima della campagna elettorale, il candidato del centrosinistra tornerà per altre due settimane al “porta a porta” in particolare fra chi non è andato a votare. In agenda, poi, incontri con i cittadini e le associazioni che hanno sposato l’idea di innovare Udine nel solco della partecipazione diretta.