«Il diritto alla salute del singolo, anche nel suo contenuto di libertà di cura» va bilanciato «con il coesistente e reciproco diritto degli altri e con l’interesse della collettività». Sono passati solo tre anni da quando la giudice costituzionale Marta Cartabia ha scritto queste parole nella sentenza con cui la Corte ha dato torto alla regione Veneto e confermato l’obbligo vaccinale per l’iscrizione a scuola. Obbligo introdotto allora con decreto legge, lo stesso passo che il governo Draghi si appresta a fare per mettere fuori gioco i medici e gli infermieri «no vax».

Fuori gioco o meglio fuori dalle corsie, perché il decreto che è in fase di preparazione negli uffici della ministra della giustizia Cartabia – passerà anche per il ministero del lavoro e per quello della salute – dovrebbe prevedere l’obbligo solo per il personale sanitario a contatto con i pazienti. Un po’ il contrario di quanto è stato fatto nei mesi scorsi, quando la priorità vaccinale è stata riconosciuta a tutto il mondo sanitario, dirigenti e amministrativi lontanissimi dalle corsie compresi.

A conti fatti sono molto pochi i medici e gli infermieri che hanno preferito non vaccinarsi – tra l’uno e il due percento secondo dati non ufficiali (Speranza ha detto che è in corso il conteggio esatto) – ma due recenti casi di infezioni in ospedali della provincia di Genova, che sarebbero state provocate da medici «no vax», hanno sollevato il problema. Al quale ha risposto ieri Mario Draghi in conferenza stampa, in maniera netta: «Non va assolutamente bene che operatori non vaccinati siano a contatto con malati, il governo intende intervenire, la ministra Cartabia sta preparando un provvedimento». Dal ministero della giustizia arriva la conferma: sarà un decreto legge e potrebbe essere pronto già la prossima settimana. Al ministero della salute anche, ma sono più prudenti, invitando (l’ha fatto Speranza in conferenza stampa) a fare attenzione al fatto che i sanitari non vaccinati sono «una quota residuale, minimale». Non è come in Francia, insomma. E soprattutto il nostro primo problema resta la scarsità dei vaccini disponibili, non che qualcuno li rifiuta.

Il decreto in preparazione in via Arenula avrà dalla sua il fatto che una costante giurisprudenza costituzionale ha riconosciuto la possibilità di imporre per legge l’obbligo vaccinale. Lo ha ricordato anche l’attuale presidente della Corte costituzionale Giancarlo Coraggio, insediandosi a dicembre: i trattamenti sanitari obbligatori possono essere previsti dalla legge. La responsabilità è dello stato centrale «per ragioni logiche prima che giuridiche». Frase contenuta nella motivazione redatta da Cartabia nel 2018 e ripresa pochi giorni fa nella sentenza redatta dal giudice Barbera che preannunciava proprio la costituzionalità degli interventi nazionali, e non regionali, sui vaccini.