Con una conferenza stampa a sorpresa nella tarda serata di m, John Ratcliffe, direttore della National Intelligence, insieme al numero uno dell’Fbi, Chris Wray, ha accusato Iran e Russia di interferire nelle elezioni presidenzia,li americane.

Il tentativo sarebbe avvenuto in almeno quattro Stati in bilico e tra le strategie adottate ci sarebbe quella messa in piedi dall’Iran che, citando il gruppo di estremisti di destra dei Proud Boys, avrebbe minacciato ritorsioni sugli elettori democratici: «Vota per Trump o ti verremo a prendere», sarebbe il messaggio intercettato dall’Intelligence.

«I due Paesi – ha spiegato Ratcliffe – hanno ottenuto informazioni prese dalle liste di registrazione elettorali, e questi dati possono essere usati da attori stranieri per inviare false informazioni, con l’obiettivo di creare confusione, generare caos e minare la fiducia nella democrazia americana». Insomma il fine secondo l’intelligence, più che parteggiare per l’una o l’altra fazione, sarebbe quello di destabilizzare il Paese, soffiando sulle braci già ben accese della polarizzazione ideologica statunitense.

IL PROBLEMA della cybersecurity e della cyberwar elettorale è uno dei punti più caldi, man mano che il 3 novembre si avvicina. Si è creato quindi un certo sgomento quando, a poche ore dalla conferenza stampa dell’intelligence si è diffusa la notizia che un ricercatore olandese ha bucato l’account Twitter di Trump, indovinandone la password al quinto tentativo: «maga2020!».

Non essendo stato attivato il sistema di doppia protezione per entrare nell’account è stato sufficiente conoscerne la password.

La palese disapprovazione verso l’operato di Trump non arriva solo dai media ma anche da compagni di partito: il senatore Mitt Romney ha dichiarato di aver già votato e non per lui.
Barack Obama intanto in un comizio a Philadelphia non ha risparmiato i colpi. Mai un ex presidente aveva attaccato il suo successore con tanta veemenza: «La nostra reputazione nel mondo è a pezzi, la presidenza Trump è un reality show», ha detto Obama davanti a una folla di persone sedute nelle proprio auto in un parcheggio, per ragioni di sicurezza sanitaria .

«HO SPERATO CHE TENESSE a questo Paese – ha aggiunto Obama – ma non è così. La democrazia non può funzionare con un presidente che mente tutti i giorni, non potremmo tollerarlo da un preside, da un allenatore, da un collega (…). Trump l’ha già detto, “se il risultato sarà incerto, mi inventerò qualcosa”. Per questo non dobbiamo lasciare nessun dubbio. Non mi interessano i sondaggi. Andate a votare e convincete gli altri a farlo».

Infine, anche per dare a Trump una Corte Suprema compiacente, i repubblicani della Commissione giustizia del Senato sono stati pronti a far avanzare la nomina della giudice Amy Coney Barrett con una mossa spregiudicata, aggirando le regole e votando per la sua conferma anche in assenza dei democratici, che boicottavano la sessione.