Gli Stati Uniti continuano a piangere i loro morti, proprio mentre in Texas un’altra azione armata di un ex dipendente ha finito per seminare il panico all’interno di un Walmart. Infine l’uomo è stato ucciso dall’intervento della polizia.

Nel frattempo i nomi delle vittime di Orlando sono stati resi noti e oltre alla lista definitiva delle vittime, il capo del dipartimento di polizia di Orlando, John Mina, ha fornito una cronologia degli eventi: secondo le ricostruzioni nella notte tra sabato e domenica la polizia avrebbe passato ore cercando di entrare in contatto con l’uomo armato all’interno della discoteca ma, alla fine, quando Omar Mateen ha minacciato di innescare gli esplosivi, la polizia ha deciso di agire, sfondando una parete e facendo irruzione sparando.

Gli esperti hanno dichiarato che la polizia di Orlando avrebbe agito in modo appropriato, seguendo protocolli tattici ben consolidati che possono aver impedito un’ulteriore carneficina. Nonostante queste dichiarazioni, prevedibili, della polizia di Orlando, sono molti i dettagli che rimangono ancora in sospeso, così come pare ci siano lacune cruciali come quella riguardante ciò che è successo durante le ore in cui Mateen era nascosto in uno dei bagni e comunicava in modo intermittente via cellulare con la polizia fuori la discoteca.

Dal massacro della Columbine High School nel 1999, i protocolli di azione in caso di mass shooting con ostaggi sono cambiati, e prevedono un’azione immediata, anche con solo uno o due agenti. Questo non è il modus operandi che è stato seguito ad Orlando; secondo la polizia locale la situazione in atto al Pulse era in continua evoluzione e ciò li ha portati ad usare una tattica che prevede una prima strategia di stallo per guadagnare tempo cercando di attirare il killer all’esterno.

«L’azione è cominciata solo quando Mateen ha minacciato di usare dell’esplosivo molto potente – ha dichiarato Ed Allen, training program manager per la National Tactical Officers Association – In una situazione del genere si prende tempo e si interviene in caso di intensificazione della minaccia». Fatto sta che all’interno del Pulse non sono stati rintracciati esplosivi di nessun genere.

Dopo l’irruzione della polizia tramite un blindato, Mateen è uscito dal bagno sparando e gli agenti hanno riposto al fuoco uccidendolo.

Non è ancor chiaro se degli ostaggi siano stati feriti nel corso di questa sparatoria finale o se spari della polizia hanno ferito qualcuno all’interno della discoteca: per stabilirlo è necessario aspettare l’autopsia sui corpi delle vittime. Oltre alla ricostruzione degli eventi, si sta anche procedendo nel formare un profilo del killer. Stando al Los Angeles Time sembra che Mateen fosse già stato visto all’interno del Pulse. Secondo i testimoni a volte il suo atteggiamento era tranquillo e conciliante, altre aggressivo, a seconda della quantità di alcol assunta.

Uno di questi testimoni è Jim Van Horn, proprietario del Pulse che ha descritto Mateen come un frequentatore abituale; il portale di news online Gawker, come i quotidiani Palm Beach Post e Sentinel di Orlando, hanno pubblicato interviste a compagni di classe di Mateen che lo dipingono come gay. Si fa strada quindi un’altra ipotesi, ed è quella del maschio macho in conflitto con le proprie pulsioni sessuali.

Riguardo la matrice di terrorismo di stampo religioso, lo stesso presidente Obama, nel frattempo, ha dichiarato che Mateen sembra essersi auto-radicalizzato e che non vi è «alcuna prova evidente che le sue azioni fossero diretto dall’esterno». Queste dichiarazioni di Obama fanno a pugni con le affermazioni della destra americana, specialmente la virulenta frangia di Trump, che ha subito cavalcato la strage in chiave anti musulmana, nonostante l’Fbi abbia più volte ricordato come le proprie investigazioni in quel senso abbiano portato sempre la stessa risposta: nessun contatto credibile con Isis.

Fatto è che il ritratto sembra essere quello del tipo di persona che non dovrebbe mai essere in grado di acquistare una pistola: la sua ex moglie l’ha descritto come instabile, i colleghi lo ricordano parlare sempre «di come uccidere la gente» e il Federal Bureau of Investigation l’aveva indagato per possibili legami con il terrorismo. Su questo argomento, dopo tre giorni di silenzio, si è di nuovo espressa la «Nra» che ha rotto il silenzio su Twitter postando una serie di affermazioni secondo le quali una limitazione di qualsiasi tipo sull’acquisto di armi creerebbe un falso senso di sicurezza che porterebbe di fatto ad una crescita della violenza.

Oltre alle reazioni, sul tema mai risolto del controllo delle armi, la strage di Orlando ha provocato un forte attacco diretto da parte di Obama a Trump e ai repubblicani. Ieri Obama ha chiuso un suo discorso invitando a non strumentalizzare la strage del Pulse criminalizzando i musulmani.

Si è riferito a «uno dei candidati alla presidenza» che sta facendo delle proposte di criminalizzazione legale nei confronti dei cittadini americani di fede musulmana «incluse le nostre donne e i nostri uomini in divisa che ci difendono dal terrorismo».

Obama si è poi rivolto al partito repubblicano «Voi siete davvero d’accordo con quello che dice questo candidato? Quello di cui parla è ciò che di più anti americano ci possiamo immaginare».