Domenica scorsa, a Roma, il Segretario di Stato Usa, John Kerry e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, oltre che di Medio Oriente hanno parlato anche dell’Ucraina e di una «conseguente realizzazione degli accordi di Minsk, convocando quanto prima il Gruppo di contatto».

Lavrov ha ricordato a Kerry come lo «sviluppo dei rapporti bilaterali sia possibile solo su una base di parità, mentre è privo di prospettive qualsiasi tentativo di far pressione sulla Russia». Riguardo la convocazione del Gruppo di contatto, rimandata due volte la settimana scorsa, la nuova presunta data è quella del 19 dicembre, mentre Kiev e Novorossija si sarebbero accordate sul 25 dicembre per l’inizio dello scambio di prigionieri. Lavrov ha ribadito ieri di «sperare che saranno arrestati i passi della dirigenza ucraina che provocano la separazione del Donbass e il dialogo consenta di raggiungere un accordo paritario e rispettoso delle minoranze e delle specificità regionali», confermando così la visione di Mosca di un Donbass ucraino «con propri rappresentanti e propria lingua».

Intanto Barack Obama potrebbe bloccare la risoluzione sul “Sostegno alla libertà in Ucraina”, adottata dal Congresso la scorsa settimana. Dall’originale progetto, che prevedeva l’attribuzione a Georgia, Moldavia e Ucraina dello status di alleati principali degli Usa al di fuori della Nato, la Camera aveva escluso l’Ucraina, mantenendo però l’aiuto militare di 350 milioni di dollari e l’invio di armamenti a Kiev. La nuova formulazione deve tornare ora al Senato e deve essere firmata dal presidente, che potrebbe porre il veto per «non approdare a un confronto serio col Cremlino».