Nel 2008 il sindaco conservatore di Londra, Boris Johnson aveva rilasciato alcune dichiarazioni favorevoli a Barack Obama. Il primo cittadino londinese (nato a New York negli Stati uniti) aveva manifestato il proprio (sorprendente) endorsment a Obama ritenendolo una straordinaria chance «per tutta la popolazione nera del pianeta».

Dichiarazioni che avevano creato qualche malumore tra i tories. Anni dopo Johnson pare avere cambiato idea, dato che ieri in occasione dell’arrivo di Obama a Londra per incontrare il premier Cameron ha definito il presidente americano un «ipocrita», nonché «mezzo keniano» a rimarcare la nostalgia colonialista mai sopita di certi ambienti bianchi, reazionari e fedeli alla Corona. Il motivo? Le dichiarazioni di Obama che invitava Londra a non procedere alla separazione politica rispetto all’Unione europea, attraverso l’ormai ben nota Brexit. Il presidente americano aveva espresso il proprio parere (di sicuro interessato e legato agli interessi americani nell’area, leggi il trattato Ttip) con un editoriale ospitato dalle colonne del Telegraph, nel quale esprimeva anche la necessità di combattere insieme, con Londra in Europa, il terrorismo internazionale.

Il sindaco della capitale inglese ed esponente di punta del fronte euroscettico, Boris Johnson, ha risposto con un intervento pubblicato dal Sun. «Gli Usa – ha scritto – custodiscono gelosamente la loro democrazia più di ogni altra nazione della terra» e chiedere ai britannici di «cedere così tanto controllo della nostra democrazia» a un organismo sovranazionale come l’Unione Europea è un «clamoroso esempio del principio ’fai quello che dico, non quello che faccio’».

Per il sindaco di Londra, l’atteggiamento di Obama è quindi «incoerente, incongruente e assolutamente ipocrita». Dello stesso tenore i commenti del sottosegretario alla giustizia, Dominc Raab, un altro euroscettico, che accusa Obama di adottare « due pesi e due misure» nel chiedere ai britannici di «fare cose che non si sognerebbe mai di chiedere agli americani» Johnson per altro ha fatto riferimento a un episodio considerato falso, secondo il quale Obama avrebbe fatto rimuovere dallo Studio ovale un busto di Churchill. Johnson ha detto che secondo qualcuno questo sarebbe «l’esempio dell’avversione ancestrale del presidente in parte keniano per l’impero britannico, di cui Churchill è stato uno dei più ferventi difensori».

Secondo alcuni osservatori, però, l’episodio e la rimozione del busto sarebbero risalenti alla presidenza di George W. Bush. Chi invece crede fermamente alla versione del sindaco di Londra è il leader dello Ukip, Nigel Farage che ha aggiunto una spiegazione storica all’astio manifestato dal sindaco di Londra. «Credo – ha detto – che Obama, a causa del nonno, del Kenya e del colonialismo, abbia del risentimento contro il nostro Paese». Il riferimento è a Hussein Onyango Obama, il nonno del presidente americano, che mentre lavorava con l’esercito britannico nel 1949 fu imprigionato e torturato perché accusato di simpatizzare con il movimento indipendentista che nel 1952 sfociò nella rivolta dei Mau Mau. Attaccando come «non vero in modo dimostrabile» l’argomento usato da Obama contro la Brexit, cioè che la partecipazione di Londra alla Ue «magnifica» l’influenza britannica nel mondo, Farage ha affermato che Obama «non vuole che la Gran Bretagna abbia una voce forte, indipendente nel mondo».

I Mau Mau, insomma, ancora abitano gli incubi colonialisti dei razzisti dell’isola. Naturalmente la polemica è stata immediata. «È razzismo mascherato», ha dichiarato John McDonnell, cancelliere del governo ombra. Mentre Chuka Umunna, l’ex ministro ombra del Lavoro di origine nigeriana ha detto che le parole di Johnson mostrano «la faccia cattiva dei tories e rappresentano il peggio della politica». Di ben altro tenore le dichiarazioni del premier britannico Cameron: Barack Obama «è un uomo che dà saggi consigli ed è un grande amico», ha detto. Cameron non ha citato direttamente la Brexit, aggiungendo che «c’è una partnership forte ed essenziale fra la Gran Bretagna e gli Stati uniti».

Parole più costruttive dunque, arrivate nella conferenza stampa di Downing Street col presidente americano. Cameron ha anche citato la stretta cooperazione fra i due paesi in ambito economico e in politica estera, oltre al comune sostegno al trattato commerciale Ttip tra Europa e Usa.