Come promesso con un tweet poco dopo l’approvazione del Freedom Act da parte del Senato, il presidente americano Obama ha firmato il provvedimento, facendolo diventare una nuova legge degli Stati uniti.

Si tratta, come anticipato nei giorni scorsi, di un passaggio importante, che potremmo definire, pur con tutti i suoi limiti, storico. Per la prima volta dall’approvazione del Patriot Act dopo l’attentato alle Torri gemelle nel settembre del 2001, le regole con le quali la Nsa (National Security Agency) era solita raccogliere le informazioni sui cittadini vengono sottoposte a modifiche.

E questo è accaduto grazie a Edward Snowden e alle sue rivelazioni, che hanno finito per mettere in imbarazzo un’amministrazione americana che aveva saputo trovare una insospettabile continuità tra repubblicani e democratici sul tema della sorveglianza di massa.

Anche se molte delle caratteristiche delle precedenti modalità rimangono, consentendo così al governo americano e ai suoi organi di controllo un ampio margine di azione sulla vita dei propri cittadini, alcuni dei limiti che sono imposti, dovrebbero assicurare una maggior tutela della privacy. Con un messaggio su Twitter, Obama si era detto felice per l’approvazione del testo, che «protegge le libertà civili e la sicurezza nazionale». Si è trattato infatti del risultato di mesi di negoziato tra repubblicani e democratici.

Ufficialmente il Freedom Act fermerà la raccolta da parte della Nsa di miliardi di dati telefonici, cioè frequenza, data e durata delle chiamate ma non i contenuti. Si tratta dei cosiddetti «metadata». In compenso le compagnie telefoniche dovranno essere in grado di consegnare agli investigatori americani i dati (di specifici sospetti) solo dopo la richiesta di una corte. La legge poi rinnova tutti gli altri poteri del Patriot Act necessari all’Fbi per le attività di anti-terrorismo, comprese le possibilità di indagare i sospetti.

Cosa cambia

Rimangono in piedi quelle modalità di controllo che secondo gli esperti sarebbero ancora più rilevanti dei «metadata», ai fini dell’anti terrorismo, come ad esempio la possibilità di controllare e tenere traccia degli spostamenti dei sospetti. C’è infine un punto poco chiaro: le attività di spionaggio ad amplissimo raggio della Nsa coinvolgevano anche attività di controllo e spionaggio di cittadini stranieri (nonché di politici stranieri). Ci sono comunque importanti novità.

Il cuore delle operazioni compiute dalla Nsa per la sua paranoia di controllo erano i dati che permettono di curiosare in modo invasivo nella privacy di ognuno di noi. Si tratta dei «metadata» telefonici, ovvero: chi, quando, dove, la durata, la frequenza, eccetera. Oggi, con il Freedom Act, questo potere della Nsa decade. Potranno raccogliere questi dati le compagnie di telecomunicazione, sui propri server (e non più su quelli del governo americano). La Nsa potrà chiedere la visione di questo tipo di dati solo dietro consenso di un giudice che abbia attestato l’importanza dell’indagine.

Da whistlebowler a whistlebowler

In tanti ricordano i meriti di Edward Snowden (e di Glenn Greenwald e Laura Poitras) nell’aver smascherato la Nsa e fatto in modo che lo scandalo portasse ad un ripensamento delle tecniche di sorveglianza dell’amministrazione americana. Del resto va ricordato che se il Patriot Act fu voluto da Bush, Obama ha sempre tenuto una posizione difensiva al riguardo, associandosi alla necessità di prevenire attacchi terroristici.

Semmai dimostra la volontà della Nsa di accumulare informazioni sui propri cittadini, violando la privacy.

A sottolineare i meriti di Snowden è stato un altro famoso whistlebowler, la fonte dei famosi Pentagon Papers. Si tratta di Daniel Ellsberg, ex analista militare che – come ha scritto il Guardian – «ha rischiato il carcere nel 1971 per aver rivelato i documenti che dimostrarono le menzogne della Casa Bianca sulla guerra del Vietnam» e ha definito il Patriot Act «una mostruosità».