Secondo Obama la Turchia ha il diritto di difendere il proprio territorio aereo e quindi – implicitamente – il presidente americano giustifica l’abbattimento del jet russo, dando per scontato che volasse sui cieli turchi e non su quelli siriani, come invece viene ravvisato da Mosca. Poco importa, in questo gioco dei nervi diplomatico, dove veramente si trovasse il jet russo, perché Obama conferma fedeltà e fiducia all’alleato Nato turco (cosa ancora deve fare Erdogan per destare qualche sospetto nei suoi alleati-difensori occidentali?): «con Erdogan, dice Obama, sarò in contatto diretto».

E la vicinanza tra Ankara e Washington è confermata dal portavoce del Pentagono, Steve Warren, secondo il quale «Il jet russo non ha risposto agli avvertimenti turchi. L’incidente – ha aggiunto Warren – non riguarda la coalizione appoggiata dagli Usa ma è una questione fra i due paesi». Sarà, ma intanto ieri Hollande e Obama, alla Casa bianca, hanno parlato proprio di Siria, di Turchia e naturalmente di Russia.

Associare la parola Russia alla parola Siria significa occuparsi di Assad. Secondo tutti gli osservatori infatti le «squadre» schierate sullo scacchiere siriano sono facilmente riscontrabili. Russia (storicamente) e Iran (e con loro il Libano degli Hezbollah) a favore di Assad, Usa, Francia e Turchia contro, a tal punto da finanziare i «ribelli» tra cui si annidava proprio l’Isis. Ma in mezzo c’è molto altro. Zone di influenza che nessuno vuole perdere e un’agenda turca particolarmente aggressiva in funzione anti kurda (quelli del Rojava e del Pkk) che sembra essere tollerata dagli alleati occidentali, nonostante stia portando ad ebollizione l’area.

Secondo Hollande, «la Francia può lavorare con la Russia se concentra la sua azione contro l’Isis e se s’impegna ai fini della ricerca di una soluzione politica in Siria: noi vogliamo unire tutti i Paesi che vogliono trovare una soluzione politica in Siria». Quale? La seguente: in Siria «dobbiamo assicurare una transizione politica che porti all’uscita Assad, perché non si può pensare che i siriani possano riunirsi con chi è all’origine di uno dei più grossi massacri di questi anni. Ci vuole un governo di unità». Vedremo cosa dirà «il generale Hollande» domani, quando incontrerà Putin. Sul jet russo abbattuto, Parigi ha provato a gettare acqua sul fuoco: «Si tratta di un episodio grave, ma bisogna evitare ogni escalation».

Non la pensano così a Mosca, dove Putin ha definito il gesto «una pugnalata alle spalle da chi è complice con i terroristi» a ricordare i tanti occhi tappati in Turchia al passaggio di persone e armi in favore del Califfato. Il Cremlino ha escluso che la Russia possa minacciare militarmente la Turchia, ma l’abbattimento del jet russo da parte delle forze armate turche avrà «inevitabili conseguenze» secondo quanto dichiarato dal portavoce di Putin, Dmitri Peskov.

Infine, a sottolineare la situazione di tensione generale che l’abbattimento ha finito per creare, il ministero degli esteri russo ha diramato ieri una nota nella quale sconsiglia i propri cittadini di visitare la Turchia per motivi turistici o altri scopi. «La minaccia del terrorismo (in questo Paese non è inferiore a quella esistente in Egitto», ha spiegato il capo della diplomazia russa, Serghiei Lavrov.