Dobbiamo rifiutare la disperazione, ha detto ieri Obama a Dallas, tra procedure di massima sicurezza per ricordare i cinque poliziotti uccisi venerdì 8 luglio dall’azione solitaria del 25enne Micah Johnson. «Difendevano la Costituzione» ha ricordato Obama nel suo discorso. Nel frattempo non si sono fermate le proteste del movimento Black Lives Matter, così come gli eventi tragici determinati dal possesso di armi da fuoco, come nel caso di Baltimora, dove durante una veglia a seguito di un omicidio si è verificata una nuova sparatoria. Razzismo e possesso di armi, un binomio che preoccupa non poco la società americana e che pare segnare in modo determinante la stagione finale della presidenza Obama.

Il presidente ha parlato nel corso di una cerimonia interreligiosa al Morton H. Meyerson Symphony Center e successivamente ha incontrato, seppure in forma privata, i familiari delle vittime per esprimere «il sostegno della nazione e la gratitudine per il loro servizio e il loro sacrificio». Con lui presenti a Dallas anche il vice presidente Joe Biden, l’ex presidente George W. Bush e la moglie Laura.

A Dallas un migliaio di persone ha partecipato a una veglia per i cinque agenti uccisi, definiti «supereroi» dal capo della polizia della città David Brown. Obama ha ricordato le loro vite e ha invitato all’unità per fronteggiare questo particolare momento storico. Sono anche continuate le proteste in varie città degli Stati uniti, con centinaia di persone scese in piazza contro la violenza della polizia. Ad aumentare le tensioni anche la sparatoria avvenuta all’interno del tribunale di St. Joseph, in Michigan, dove un detenuto è riuscito a impadronirsi della pistola di una guardia e ha cominciato a sparare uccidendo due ufficiali.

Circostanze drammatiche verificatesi anche a Baltimora: un uomo armato ha aperto il fuoco ad una veglia funebre, ferendo cinque persone. Nessuna delle persone colpite, quattro donne e un uomo, è in pericolo di vita, secondo quanto riportato dal Baltimore Sun. L’episodio ha sottolineato nuovamente l’eccessiva facilità con la quale ci si procura un’arma negli Stati uniti. Il morto per il quale si teneva la veglia era un ragazzo afroamericano, il 24enne Jermaine Scofield, padre di due bambini, ucciso a colpi d’arma da fuoco il giorno prima. Ancora ignoto l’autore tanto dell’omicidio di Scofield, quanto chi ha sparato alla sua veglia.

«Sono stanca, sono stanca. Sparano alla gente innocente, non ne possiamo più», ha commentato Doreen, la madre di Jermaine. La donna aveva chiesto pubblicamente che nessuno vendicasse il figlio. L’anno scorso a Baltimora sono state uccise 344 persone, 301 delle quali colpite da armi da fuoco. Quest’anno i morti in sparatorie sono già più di 130. «Ogni settimana preparo i fiori per un funerale per un ragazzino che è stato ucciso, sono diventato un negozio di pompe funebri», ha detto sconsolato Bailey, un fioraio che si trova davanti al luogo dove si era svolta la veglia.

Sul fronte delle proteste da notare che Obama ha telefonato sia alla madre di Philando Castile, sia a quella di di Alton Sterling, i due afroamericani la cui uccisione brutale da parte della polizia ha scatenato proteste in tutto il paese. La morte a St Paul, Minnesota, di Castile, freddato in auto durante un banale controllo, è stata filmata in diretta dalla sua fidanzata ed è finita sul web, suscitando una ondata di indignazione.

La telefonata alle madri di Castile e Sterling, secondo alcuni osservatori, è il metodo con il quale Obama avrebbe deciso di rispondere alla comunità afroamericana, perplessa sul fatto che il presidente vada a Dallas per l’uccisione di cinque poliziotti e non anche nelle città teatro dell’omicidio dei due neri. Da ricordare infine – sempre in tema di scontro ormai totale tra comunità afroamericana e forze di polizia americane – che un poliziotto bianco di Detroit, Nate Weekley, è stato degradato per aver definito su Facebook il movimento Black lives mattercome «razzista» e «terrorista».

Parole che pesano in una città che ha una popolazione a maggioranza (l’80 per cento) nera. E non rassicura neppure il commento di Mark Diaz, presidente del sindacato di polizia che ha definito le parole di Weekley «frutto della frustrazione percepita da molti poliziotti»