A Casa Biviano è tutto straziante e tutto mortifica e avvilisce. Avviliscono quelle quattro sedie a rotelle, sistemate in una stanza; serra il cuore quella donna, sola e ormai avanti negli anni, che provvede a tutto e straziano l’anima quei quattro fratelli, due maschi e due femmine, età compresa tra i 31 e 42 anni che, afflitti da «distrofia muscolare irreversibile», all’unisono chiedono d’essere sottoposti alle cure staminali o, «in alternativa», di morire tramite eutanasia.

Capita a Lipari, capitale delle Eolie, località turistica tra le più gettonate d’Italia. Isole nelle quali, in barba alla crisi nazionale, il reddito procapite è fra i più elevati della nazione e capita pure che quei quattro fratelli siano “segregati” a casa: «Abitiamo a parecchi chilometri di distanza dal centro urbano e non possiamo muoverci. Abbiamo chiesto un pulmino e qualche assistente che ci venga a trovare, che ci dia conforto, che ci aiuti. Nulla, niente e nessuno. Stiamo letteralmente morendo. E se dobbiamo morire allora meglio che lo facciamo così, come vogliamo noi».

Intorno al caso scoppia un caso che sta coinvolgendo non soltanto l’intero arcipelago delle Eolie, ma sta interessando anche gli eoliani emigrati in Australia. L’amministrazione comunale da poco insediata si è, stranamente, detta a conoscenza del problema, anzi del dramma e si sta mobilitando. Ma si sta mobilitando ora e non c’è più tempo.

Bisogna correre ai ripari. Anche perchè quei quattro fratelli, tra l’altro, hanno già subito la mortificazione per il dolore di aver perso, per la stessa patologia, il papà e un fratello di quest’ultimo e ora è tutto “sulle spalle” della loro mamma che ormai non sa più che fare.

Intanto, ed è forse la parte più drammatica di questa vicenda, si dice che qualcuno di loro, anzi più d’uno di loro, avevano già cercato di uccidersi. Forse avevano ingerito – raccontano alcuni vicini di casa – già qualche anno addietro delle pasticche. Tutto venne chiuso lì e si pensò in un primo momento che si fossero sentiti male per chissà quale altra ragione. Ora invece la verità purtroppo sta venendo a galla. Lo dicono e lo ripetono senza mezzi termini: «O ci fanno sottoporre a quelle cure staminali oppure ci lasceremo morire o chiederemo di andare a morire in Svizzera o in un altro posto europeo nel quale è possibile la dolce morte».

Intanto attestati di solidarietà arrivano da ogni parte d’Italia. Lo stesso professor Vannoni ha dichiarato di essere disponibile ad iniziare la cura staminale se la legge glielo consentirà; mentre la Ustica lines ha messo a disposizione per i quattro fratelli, accompagnatori e la mamma, passaggi gratuiti su navi e aliscafi della loro compagnia di navigazione.