È rientrata ieri nella Striscia di Gaza la salma di Fadi al Batsh, l’ingegnere e ‎docente ‎universitario palestinese, freddato sabato scorso a Kuala Lampur ‎dai colpi che gli hanno ‎sparato contro due uomini in moto. Un assassinio ‎attribuito al Mossad, il servizio segreto ‎israeliano. Il New York Times ieri ‎scriveva che al Batsh, membro di Hamas, è stato ucciso ‎nell’ambito di ‎una ‎«vasta operazione‎» del Mossad perché era in contatto con la Corea ‎del ‎Nord, per armi destinate a Gaza. Ad accogliere la sua bara proveniente ‎dall’Egitto ‎c’erano, oltre alla famiglia, anche alcuni esponenti di spicco di ‎Hamas. ‎«Stai tornando da noi ‎aprendo la strada per il nostro ritorno in ‎Palestina‎. Il debito degli occupanti è diventato ‎pesante. Il giorno della ‎punizione sta arrivando», ha detto Khalil al Hayya, il numero due ‎di ‎Hamas a Gaza davanti alla bara, avvolta nella bandiera palestinese, durante ‎la breve ‎cerimonia funebre avvenuta al valico di Rafah. I funerali di al ‎Batsh si sono svolti ieri sera su ‎richiesta della famiglia. Hamas avrebbe ‎voluto tenerli ad al Safieh, ad Est di Jabaliya, uno dei ‎cinque accampamenti ‎eretti dai palestinesi per la “Grande Marcia del Ritorno”. ‎

‎ Oggi migliaia di palestinesi raggiungeranno di nuovo il territorio orientale ‎di Gaza per un ‎nuovo venerdì di manifestazioni e raduni popolari contro il ‎blocco israeliano della Striscia, a ‎breve distanza dalle linee di demarcazione ‎con lo Stato ebraico. Sulla partecipazione ‎potrebbe influire l’ondata di ‎maltempo che si è abbattuta nelle ultime ore sulla regione ‎causando ‎allagamenti diffusi in Israele e Territori palestinesi occupati e la morte di ‎‎11 ‎persone: nove adolescenti israeliani, un beduino nel Negev e una donna ‎palestinese in ‎Cisgiordania. I promotori delle manifestazioni assicurano le ‎cattive condizioni del tempo ‎non fermeranno le nuove proteste. Ad ‎attendere i palestinesi però ci saranno come nei ‎precedenti venerdì i tiratori ‎scelti israeliani e potrebbe rivelarsi una nuova giornata di ‎sangue.

Le ‎Nazioni Unite ieri sono intervenute due volte per criticare l’uso della forza ‎da ‎parte di Israele contro i manifestanti di Gaza. Ocha, l’ufficio di ‎coordinamento degli affari ‎umanitari, ha riferito che fino a due giorni fa ‎erano 40 i palestinesi uccisi – tra i quali due ‎giornalisti e alcuni adolescenti ‎‎- e 5511 quelli feriti dal fuoco dei soldati israeliani. Poi è stato ‎l’inviato ‎dell’Onu, Nickolay Mladenov, a chiedere a tutti, governo israeliano ‎incluso, un ‎passo indietro per placare una situazione sul punto di esplodere. ‎Mladenov ha sottolineato ‎che non ci sono soluzioni militari per le varie ‎crisi mediorientali e per la situazione di Gaza. ‎Ben diverso è stato in sede ‎Onu l’orientamento dell’ambasciatrice Usa Nikki Haley che, ‎sposando la ‎versione israeliana, ha accusato Hamas di usare le dimostrazioni ‎come ‎copertura per attuare attacchi. ‎«Chiunque a cui interessi dei bambini di ‎Gaza ‎dovrebbe insistere sullo stop ‎immediato da parte di Hamas dei ‎bambini come carne da ‎cannone», ha detto rivolgendosi a Mladenov. ‎