Il giorno che la Spagna si avvicina ai quasi 100 mila contagiati ufficiali, e alle 8200 vittime, l’esecutivo rosso-viola guidato da Pedro Sánchez ha decretato una seconda importante batteria di misure per ampliare «lo scudo sociale» di fronte agli effetti più negativi del Covid19, nelle parole del vicepresidente secondo del governo Pablo Iglesias.

UNA DELLE PROTAGONISTE di questo nuovo pacchetto di provvedimenti è senza dubbio la casa. «Prendiamo misure per proteggere il diritto costituzionale alla casa, che ora è più importante perché è la trincea per proteggersi dal virus», ha detto Iglesias, cadendo anche lui nella tentazione di fare uso di metafore belliche, perché – ha ricordato assieme alla portavoce e ministra delle Finanze Maria Jesús Montero – «il confinamento salva vite».

Fra le misure ci sono il blocco degli sfratti, la proroga dei contratti d’affitto (quindi il blocco degli aumenti), la possibilità di chiedere un prestito a interesse zero restituibile in 10 anni per chi affitta appartamenti da piccoli proprietari, e la cancellazione del 50% della quota per chi affitta da grandi proprietari o dai cosiddetti fondi-avvoltoi; il blocco del taglio di luce, acqua e gas; la creazione di un sussidio speciale per collaboratrici domestiche e lavoratori temporali rimasti senza lavoro e senza sussidio di disoccupazione; l’estensione della moratoria sui mutui, già prevista nel primo pacchetto di misure, ai mutui per locali e uffici degli autonomi; moratoria sulle quote per piccole imprese e partita Iva; una serie di misure per garantire l’appoggio e la protezione delle donne vittime di violenza; misure per proteggere i consumatori, come il diritto a ricevere una compensazione per servizi già pagati o il divieto di pubblicità ai giochi d’azzardo, che si aggiungono alle misure prese domenica, come il congelamento retroattivo dei prezzi dei funerali.

COME HA SPIEGATO IGLESIAS, l’obiettivo di queste misure è quello di «proteggere le categorie più vulnerabili non abbastanza coperti dal primo pacchetto di misure». Questa volta, ha detto riferendosi alla crisi economica del 2008, «vogliamo uscire dalla crisi proteggendo le persone, e in particolare quelle più vulnerabili». In quanto alla “vulnerabilità”, il governo ha deciso di semplificare le procedure per autocertificare le difficoltà economiche a cui le famiglie devono fare fronte durante questa crisi. Iglesias ha anche anticipato che stanno lavorando su un’ulteriore misura, quella del «reddito minimo vitale» per chi non sia coperto da nessuno dei sussidi decisi sinora.

Fra le polemiche del giorno, c’è una ricerca dell’Imperial College che ha menzionato anche il vicepresidente Iglesias in conferenza stampa: secondo il modello matematico usato dai ricercatori britannici, le misure di contenimento prese dal governo spagnolo avrebbero salvato fra le 5 mila e le 35 mila vite (in Italia fra le 13 mila e le 84 mila). Si tratta solo di un modello (tra l’altro stima che il numero di infettati potrebbe essere di 7 milioni di persone: 70 volte quelle ufficiali), ma in molti lo stanno usando per rispondere alle critiche mosse da alcuni (soprattutto in Catalogna) al governo per non aver decretato subito il blocco totale. Molti epidemiologi dubitano comunque che il numero reale sia così elevato (anche se le stime più conservatrici parlano comunque di un milione e mezzo di contagiati).

Un altro dato che ha sorpreso molti e citato dal Financial Times, è che la Spagna è dopo la Svizzera il paese con il tasso di test più elevato: quasi 8000 per milione di abitanti (in Italia son quasi 4500; la Corea del sud, usata spesso come modello, è terza). Solo a bocce ferme, come ha detto lo stesso Iglesias, potremmo valutare l’efficacia delle decisioni di ciascun paese.