Raccontare Roma non è facile. Chi lo ha fatto o prova a farlo per mestiere lo sa bene. Una città complicata, centro di poteri economici e politici stratificati e complessi. Una città difficile, con le sui mille problemi legati alla sua storia che pesa e al futuro che non arriva. Una città ricca di esperienze sociali e diffuse troppo poco valorizzate che hanno bisogno di essere raccontate. Raccontare Roma vuol dire fare inchiesta e scavare, ma anche dare visibilità a storie che potrebbero sembrare piccole ma che in una città con municipi di oltre 200 mila abitanti piccole non lo sono per nulla.
Il Nuovo Paese Sera, che ha rilanciato la storica testata di «cronaca» e «popolare» legata al Pci, con un mensile ma soprattutto con un quotidiano online ci ha provato a raccontare le vicissitudini della Capitale. Determinante lo slancio di una redazione giovane e determinata che è stata al passo e se l’è giocata con i desk dei grandi quotidiani di nazionali, grazie a un mix tra attenzione al locale e al particolare, notizie e racconti originali e una serrata cronaca politica. Due anni segnati dall’apice del malgoverno di Alemanno, dagli scandali della Regione Lazio targata Polverini e poi dalla battaglia elettorale per la Regione e per il Campidoglio.
Ieri l’esperienza editoriale del Nuovo Paese Sera doveva, per i proprietari, ritenersi conclusa con la scadenza dei contratti. A casa i giornalisti, i lavoratori dell’amministrazione e nessuna notizia sui pagamenti arretrati, per i redattori assunti con contratti a progetto e non di categoria si badi bene, ma anche per i collaboratori, determinanti per la qualità del progetto, che rischiano di non vedersi neanche riconosciuti i loro magrissimi compensi. Paese Sera non chiude, ma a manda a casa tutti, così che la testata, alleggerita dai lavoratori, possa essere venduta alla Parsitalia, ovvero alla società del costruttore romano vicino al centrosinistra Luca Parnasi, quello per capirci che costruirà il nuovo stadio della Roma, e che da poco ha costituito una società editoriale.
I lavoratori, con la comunità dei lettori e gli amici, non si sono dati per vinti e ieri, nonostante gli era stato intimato di non presentarsi più in redazione alla scadenza del contratto, hanno aperto comunque le stanze di Paese Sera: «Cos’è un giornale senza i suoi giornalisti?» Durante tutta la giornata è stato un via vai di persone e solidarietà, bibite e stuzzichini tra i pc accesi, in redazione la consigliera regionale Marta Bonafoni e il consigliere comunale di Sel Gianluca Peciola. Tanti i messaggi di solidarietà da tutto il centrosinistra e dal mondo della società civile, dall’Arci al Teatro Valle Occupato. L’Associazione Stampa Romana si è schierata con i redattori, invitando Parsitalia Media ad un confronto e sottolineando come «la vicenda del Nuovo Paese Sera dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, come sia urgente la revisione delle leggi che governano un mondo, quello editoriale, che la crisi e il digitale hanno profondamente cambiato».
A metà giornata la notizia che Parsitalia è disposta, dopo essersi rifiutata per mesi di farlo, a sedersi al tavolo delle trattative il prossimo sei agosto, e lo fa per bocca dell’amministratore delegato Riccardo Pugnalin «in attesa che la situazione sindacale ed economica pregressa ci possano essere presentate quanto prima con chiarezza allo scopo di potere svolgere un’analisi approfondita della situazione, ci rendiamo da subito disponibili ad un primo incontro di conoscenza con la rappresentanza sindacale». Intanto i lavoratori di Paese Sera hanno deciso di andare avanti e da domani saranno di nuovo in redazione «per continuare a fare per quanto possibile quello che crediamo ci riesca meglio: raccontare Roma e non solo».