Un nuovo naufragio a largo delle coste libiche ha provocato la morte di due persone, una donna e un bambino che si trovavano a bordo di un barcone diretto in Italia. La disgrazia sarebbe avvenuto nella notte tra sabato e domenica a 50 miglia dalle coste del Paese nordafricano. Le unità della marina miliare italiana e alcuni mercantili intervenuti sul posto sono riusciti a mettere in salvo 268 migranti in seguito trasferiti in un porto della Sicilia. I corpi delle due vittime, una donna dell’età apparente di 35-40 anni e un bambino di 9-10 anni, probabilmente entrambi siriani, sono stati invece portati a Porto Palo dal pattugliatore d’altura Peluso CP905 della Guardia Costiera e poi trasferiti all’ospedale San Giovanni di Dio dove verrà eseguita l’autopsia. «Continuiamo ancora il pietoso rituale nella banchina del porto – ha detto il sindaco, Lillo Firetto, all’arrivo delle salme -. A volte il mare africano restituisce i poveri resti, sogni spezzati. Sono oltre ventimila gli uomini, donne e bambini inghiottiti dal Mediterraneo. Una tragedia senza fine» ha concluso il primo cittadino.
Intanto la squadra mobile di Ragusa ha arrestato un senegale considerato lo scafista del barcone a bordo del quale domenica sono giunti a Pozzallo 184 migranti partiti anch’essi dalla Libia, fra i quali 9 donne ed un minore. «Eravamo ammassati in un fabbricato sorvegliati da libici armati di pistole e fucili», ha raccontato agli agenti uno dei migranti. «Io sono stato picchiato più volte, altri sono stati meno fortunati di me. Molte persone sono state uccise dai libici che continuamente sparavano all’interno del fabbricato a volte per spaventare ma altre colpivano a morte».
Il presunto scafista Bafuviya Daffa, 20 anni, è stato fermato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Stando a quanto dichiarato dai testimoni, gli organizzatori hanno incassato 500 dollari a passeggero per un totale di 45.000 dollari. «Ho lavorato per tre mesi – ha aggiunto il testimone – per pagarmi il viaggio senza percepire alcun salario. Non saprei dire quale fosse la somma richiesta per la traversata. Il 23 luglio scorso il libico mi ha portato a casa sua a Tripoli dove sono rimasto un giorno, poi sono stato portato in un grosso fabbricato dove c’erano tantissime persone ammassate in attesa di essere avviati in Italia. Non c’era pavimento. Dormivamo per terra e ci davano poco cibo una sola volta al giorno e poca acqua, dal sapore salmastro».
Dell’emergenza immigrazione ieri ha parlato anche il ministro degli Esteri Federica Mogherini nel corso di un’audizione al Copasir. «Se non ci sarà un governo stabile in Libia con il quale relazionarsi per un controllo e una gestione razionale dei flussi di richiedenti asilo e di migranti, non ci sarà nulla che potremo davvero fare», ha spiegato la titolare della Farnesina.