Nuovo lockdown in Libano. Il governo ha imposto il blocco delle attività non essenziali dal 30 luglio al 10 agosto, eccezion fatta per il 7 e l’8. Le misure sono state adottate in seguito all’aumento significativo dei contagi. Venerdì è stato toccato il picco assoluto dall’inizio della pandemia, con 224 infetti e due morti. A oggi i casi superano i 4.500 e i morti sono una sessantina.

Per avere un’idea più precisa, il Libano ha un’estensione pari a quella dell’Abruzzo e una popolazione stimata intorno ai 6-7 milioni di abitanti, tra residenti regolari, profughi accertati e non.

L’aumento è stato associato anche alla riapertura dell’aeroporto, il primo luglio. Da ora sarà obbligatorio il risultato negativo di un tampone 96 ore prima della partenza – precedentemente richiesto solo per gli arrivi da paesi considerati a rischio -, farne uno 48 ore dopo l’arrivo e restare in quarantena fino all’esito negativo. Misura che comunque non tiene conto dei possibili 14 giorni di incubazione del virus e degli asintomatici.

Firas Abiad, capo dell’Ospedale Universitario Rafiq Hariri, quello più attrezzato per la lotta al Covid, ha dichiarato giovedì che il Libano si avvia verso «l’occhio del ciclone. Certamente ci sarà un aumento dei ricoveri».

Ha poi aggiunto che i pochi ospedali pubblici sono al limite delle capacità e che «la maggior parte dei posti letto sono negli ospedali privati, che hanno ricevuto un numero minore di pazienti, in parte a causa dei mancati finanziamenti dovuti alla crisi economica. (…) Molti professionisti, me incluso, avrebbero preferito un lockdown totale di almeno due settimane. Le autorità, per ragioni economiche, hanno optato per un lockdown parziale».

Ciò mentre martedì le Forze di sicurezza interna hanno arrestato due persone per aver falsificato dati su svariati test negativi rilasciati proprio dal Rafiq Hariri.

La pesante crisi economica nella quale versa il paese ha fatto emergere in modo inequivocabile le profonde divergenze sociali soprattutto per ciò che riguarda la salute pubblica.

Le politiche neo-liberiste degli ultimi decenni hanno fortemente privilegiato il settore privato e smantellato quello pubblico, che non riesce a sopperire al fabbisogno nazionale. Inoltre, molti ospedali privati hanno o chiuso o ridotto la loro attività, per mancanza di fondi statali.

Un triste Eid al-Adha, la Festa del Sacrificio di Ismaele – Isacco per la tradizione giudaico-cristiana – che, dopo l’Eid al-Fitr in occasione della fine del Ramadan, è per importanza la seconda festività del mondo islamico, tenutasi dal tramonto di giovedì a quello di venerdì.

Il rituale prevede il sacrificio di un agnello e la donazione di parti di esso ai più bisognosi della comunità. La richiesta di carne è stata bassissima quest’anno a causa dell’inflazione della moneta: i prezzi sono triplicati. I commercianti di generi secondari sono furiosi: il lockdown sarebbe dovuto slittare di un giorno o due in occasione dell’Eid.

Intanto per i prolungati tagli all’elettricità pubblica dovuti agli endemici problemi legati al settore energetico e aggravati dalla crisi, mercoledì Beirut si è svegliata senza telefono e internet.

Karim Rifai, addetto stampa della compagnia telefonica nazionale Ogero, ha avvertito che l’episodio non sarà isolato se non verranno presi provvedimenti. La mancanza di elettricità aveva costretto il Rafiq Hariri nelle scorse settimane a chiudere due delle sei sale operatorie.

La spirale negativa in cui il Libano è intrappolato non si arresta e non si intravede soluzione alla crisi economica e sociale. Il giorno-per-giorno dei libanesi è sempre più duro.