I dirigenti scolastici, che un tempo si chiamavano presidi, per la prima volta da quando nel 1998 ne fu istituita la figura ottengono l’equiparazione stipendiale con i dirigenti di università e ricerca. La novità è inserita nel nuovo contratto di lavoro che riguarda 7.452 dirigenti scolastici e 353 dirigenti delle università e degli enti di ricerca, inclusi quelli andati in pensione tra il 2016 e il 2018. La firma venerdì notte all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale che contratta per conto dello Stato.
Si tratta del primo contratto della dirigenza che viene rinnovato, nelle pieghe dello sblocco contrattuale dell’intero settore pubblico, congelato nel 2010 dall’ultimo governo Berlusconi con la cosiddetta “legge Brunetta”, e riavviato con l’accordo del 30 novembre 2016. Per i diretti interessati si tratta di un contratto importante perché arriva dopo sei mesi di trattative, e contiene una serie di misure che i presidi chiedono da anni. A partire appunto dall’equiparazione della parte fissa del loro stipendio a quella dei dirigenti delle università e degli enti di ricerca.
Lo stipendio di un dirigente scolastico si suddivide in tre parti: una base (43.310 euro l’anno), una fissa riservata ai dirigenti di 3.000 euro l’anno lordi, e una parte variabile in base alla regione dove il dirigente scolastico lavora. Nel nuovo contratto è prevista appunto l’equiparazione agli altri dirigenti pubblici nella parte legata alla retribuzione fissa. In altre parole quest’ultima passerà da 3.000 a 12mila euro annui lordi, con risorse già previste nella manovra economica del governo.
Quanto al rinnovo del contratto, l’aumento è del 3,48% (al pari di tutte le altre dirigenze non scolastiche), e questo si traduce in un aumento in busta paga, nella parte di base, di circa 155 euro medi mensili lordi, a partire dal primo gennaio scorso. Fatti due conti, i presidi hanno ottenuto 100 euro netti al mese di aumento, e l’equiparazione con gli altri dirigenti porterà loro in media altri 440 euro mensili. “Siamo soddisfatti ma questa è solo una tappa – tira le somme Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) – perché i dirigenti scolastici sono ancora sottopagati rispetto agli altri dirigenti della pubblica amministrazione, soprattutto a fronte di responsabilità più gravose”.
Soddisfatti anche i sindacati di categoria e i vertici di Cgil Cisl e Uil: “E’ un fatto importante – commenta Susanna Camusso – e spero che serva anche per arrivare al rinnovo del contratto della direzione della Pubblica amministrazione, l’ultimo pezzo che manca per completare il rinnovo dell’insieme dei pubblici dipendenti”. Mentre Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil, plaude al ritorno alla contrattazione: “Conferimento degli incarichi dirigenziali, valutazione, tutela della salute e sicurezza, formazione e aggiornamento sono tornate ad essere oggetto di negoziazione contrattuale”.
Dal canto suo il ministro dell’istruzione Marco Bussetti osserva: “Per i dirigenti scolastici è previsto un nuovo modello di relazioni sindacali, improntate a una partecipazione consapevole e al dialogo costruttivo e trasparente. Viene poi aggiornato il codice disciplinare, per tenere conto delle novità legislative in questi anni, e per una migliore tutela degli studenti e della corretta funzionalità dei servizi”.