Alle attese proteste dei governi di Damasco e Baghdad ai 26 raid turchi su Rojava e Sinjar, si è unita un’altra voce. Più flebile e attenta a non incrinare le alleanze: il segretario di Stato Usa Tillerson ha telefonato ieri al ministro degli Esteri turco Cavusoglu per esprimere «forte preoccupazione» per i bombardamenti contro le Ypg, le forze kurde che Washington sostiene in chiave anti-Isis.

Già il Dipartimento di Stato aveva precisato che quei raid non erano stati «approvati dalla coalizione»: «Queste azioni danneggiano gli sforzi contro l’Isis».

Ma Ankara fa orecchie da mercante, più interessata a realizzare una zona cuscinetto alle sue frontiere da poter ripulire della presenza del Pkk e da poter controllare in una futura ridefinizione delle influenze nei due paesi vicini. E ieri ha bombardato di nuovo, sia nella zona irachena di Zap che nella città siriana di Dirbesiye.