Bombarda tu che bombardo anche io. Negli affollati cieli della Siria comincia ad essere insistente anche la presenza di jet con la stella di Davide. E l’ammissione fatta a inizio settimana dal premier Netanyahu di raid aerei israeliani contro la Siria a questo punto deve essere interpretata come una sorta di via libera ad attacchi sempre più frequenti. Nella notte tra giovedì e venerdì, ha riferito la tv Canale 2, i jet israeliani hanno di nuovo preso di mira obiettivi a Damasco. Obiettivi molto diversi da quelli dei caccia russi, francesi, inglesi e americani che attaccano, almeno in apparenza, basi di Daesh (Stato Islamico) – nessuno intanto si preoccupa dei “danni collaterali”, le vittime civili – perchè l’aviazione di Tel Aviv avrebbe come bersaglio presunti convogli di armi e missili destinati a Hezbollah, il movimento sciita libanese alleato del governo di Damasco e storico avversario di Israele.
Target degli ultimi bombardamenti sarebbe stato un convoglio di quattro automezzi che trasportavano missili, appena usciti dalla base della Brigata 155 di al-Katifa un sobborgo settentrionale della capitale Damasco. Colpito anche un deposito di carburante. Testimoni hanno riferito ai media locali di forti esplosioni e di alte colonne di fumo nere che si sono alzate dalla zona colpita. Non si hanno notizie di vittime. Invece morti si sono avuti nell’attacco israeliano della scorsa settimana nei pressi del monte Qasioun – pare otto combattenti di Hezbollah e cinque soldati siriani – quando sarebbero stati colpiti automezzi che trasportavano razzi anticarro di fabbricazione russa in grado di penetrare la corazza dei Merkava Mark IV, il più avanzato e resistente dei carri armati israeliani.
È interessante notare che i raid israeliani continuano indisturbati nonostante il dispiegamento in Siria da parte dei russi dei missili S-300, un sistema di difesa antiaerea molto avanzato che permette a Mosca di tenere sotto tiro una vasta area che include Siria, Libano, Cipro, la Turchia meridionale e Israele. È evidente che la libertà di movimento degli F-16 israeliani è il risultato di uno stretto coordinamento militare tra Mosca e Tel Aviv, confermato peraltro dal ministro della difesa israeliano Moshe Yaalon lunedì scorso. Lo Stato ebraico agisce «in base ai suoi bisogni…Chiunque – aveva detto Yaalon – proverà a trasferire armi avanzate a una organizzazione terroristica, in particolar modo ad Hezbollah, non ci riuscirà».
L’escalation aerea coincide con l’aumento della tensione nei Territori occupati da Israele dove prosegue la nuova Intifada. Sei giovani palestinesi sono stati uccisi nel giro di poche ore in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Tutti, secondo il portavoce militare, avevano tentato o compiuto attacchi contro soldati e coloni israeliani. Due palestinesi sono stati uccisi ieri vicino a Ramallah. Anas Hammad, è stato raggiunto da raffiche nei pressi dell’insediamento colonico di Ofra dopo aver investito, pare intenzionalmente, con la sua macchina un gruppo di soldati (due feriti). Poco dopo Abed ar-Rahman Barghouti, 27 anni, ha pugnalato un militare (sarebbe grave) davanti alla colonia di Halamish. A Hebron, sempre ieri, due palestinesi – Taher Fannoun 19 anni e Faysal Fannun, 15 anni – avrebbero accoltellato e ferito un soldato israeliano nel quartiere di Tel Rumeida. Giovedì due palestinesi erano stati uccisi sul posto nel settore arabo di Gerusalemme dopo aver ferito israeliani.