Una settimana da dimenticare per il premier ceco Andrej Babiš. Dopo l’attesa bocciatura del suo governo monocolore, avvenuta martedì 17 gennaio, la Camera ha dato ieri l’autorizzazione a procede nei suoi confronti insieme al suo braccio destro, Jaroslav Faltýnek. In entrambi i voti Babiš si è ritrovato tutti gli altri partiti contro.

Il premier è indagato dallo scorso anno per frode ai danni dell’Unione Europea. Secondo gli inquirenti, nel 2004 l’holding Agrofert, una delle più grandi del Paese, avrebbe fatto uscire dal gruppo in maniera fittizia una delle sue imprese che in seguito si è aggiudicata una sovvenzione da 2 milioni di euro riservata alle piccole e medie imprese.

I soldi sono serviti per finanziare la costruzione del resort di lusso «Nido della Cicogna», in Boemia centrale, che in seguito è rientrato nel gruppo. A pesare nel giudizio su Babiš è stato anche il rapporto dell’Olaf, l’ufficio anti-frodi dell’Ue, che indica chiaramente le responsabilità del gruppo Agrofert, di cui Babiš era fino al 2013 massimo dirigente e che rimane controllato dal premier tramite un trust fund.

A sentire Babiš l’affaire sarebbe solo un complotto della vecchia classe politica che vorrebbe disfarsi di lui per via giudiziaria. «Il Nido della Cicogna funziona, la gente ci va e ci abbiamo investito un miliardo di corone (circa 40 milioni di euro)», suole ripetere.

L’affaire era noto già prima delle elezioni politiche di ottobre e non sembra aver influito in maniera determinante sul voto, tanto che il movimento «Ano 2011» guidato da Babiš arrivò primo con un largo vantaggio . Il fatto di essere indagato sta tuttavia penalizzando Babiš nelle trattative post-voto: tutti gli altri partiti presenti alla Camera, tranne i comunisti, hanno escluso di partecipare a un governo guidato da un primo ministro indagato. Nel primo round le altre forze politiche sono riuscite a fare blocco, per altro tutt’altro che granitico. Sono pronti a salire sul carro del governo i comunisti, i social-democratici, gli estremisti di destra dell’Spd mentre hanno resistito alle lusinghe i Pirati, certamente la forza più corteggiata dal premier.

In realtà, Babiš non nasconde che i governi di coalizione lo infastidiscono. Il miliardario, che non si scoraggia facilmente, potrebbe essere tentato a prendere per sfinimento gli altri portando la Camera sull’orlo delle elezioni anticipate. Per fare ciò, ha bisogno dell’alleanza con il presidente della Repubblica Miloš Zeman. Anche su questo fronte si stanno però manifestando delle difficoltà. Zeman ha già fatto sapere di voler la firma della maggioranza dei deputati disposti a sostenere Babiš per dargli il reincarico.

Ma il rischio più grande per il premier è l’imminente ballottaggio delle presidenziali (26 e 27 gennaio). Nella sfida Zeman rischia di perdere con lo sfidante Drahoš. Ma anche nel caso di vittoria non è detto che rimanga a disposizione di Babiš com’è stato fino ad ora.