È arrivato a palazzo Chigi ieri pomeriggio il neogovernatore della Campania, Vincenzo De Luca, per un colloquio con il premier che è durato poco più di un’ora. All’uscita non si è fermato con i cronisti. In serata a Napoli ha festeggiato la vittoria alle regionali alla Mostra d’Oltremare. Due i temi che monopolizzano il post voto: il percorso per superare la sospensione, che scatterà per effetto della legge Severino; la casella del vice, a cui toccherà gestire palazzo Santa Lucia in attesa che il giudice ordinario si pronunci sul ricorso. Dal Nazareno hanno già fatto sapere che sarebbe gradita una donna e del Pd. Tra i nomi che girano, l’eurodeputata Pina Picierno (durante la campagna elettorale si è fatta trovare ai due appuntamenti campani di Renzi, Pompei e Salerno) ma, soprattutto, la segretaria regionale e parlamentare Assunta Tartaglione: ha guidato la barca durante le primarie e il voto, una figura di garanzia sia a Napoli che a Roma. Il governatore però preferirebbe il suo uomo di fiducia, il deputato Fulvio Bonavitacola. Tra i papabili anche il presidente regionale del partito Stefano Graziano. La decisione verrà presa solo con il via libera di Matteo Renzi.
L’Udc di Ciriaco De Mita reclama un posto nell’esecutivo regionale, come spiega il segretario provinciale salernitano Luigi Cobellis: «L’esito elettorale dimostra come siamo rilevanti e determinanti, per questo sembra scontata e normale la nostra partecipazione in giunta». Un posto che potrebbe toccare proprio a Cobellis. Nella squadra potrebbe esserci anche Raimondo Pasquino, napoletano ma ex rettore dell’Università di Salerno: attualmente guida il consiglio comunale partenopeo e ha dimostrato di essere abile nello smussare i toni e portare a casa le trattative. Voce in capitolo potrebbe avere anche Gennaro Migliore: l’ultimo ad approdare tra i renziani, è stato uno dei pochi fedeli del premier che si è speso per De Luca in campagna elettorale, si è occupato del dossier cultura e, se non coprirà la casella, potrebbe comunque dare un contributo a individuare il futuro titolare.
Poi c’è la Severino. Il percorso da seguire sembra ormai individuato. Ieri mattina il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, ha risposto alla Camera a un’interpellanza di Forza Italia: «Le norme della legge Severino sono ispirate al principio della celerità dell’azione amministrativa, ovviamente una volta che si siano avverati i presupposti per l’applicazione delle misura di rigore previste. Tra tali presupposti vi è in primo luogo la proclamazione del presidente della giunta da parte dell’Ufficio centrale regionale presso la Corte di appello di Napoli». In sostanza, la sospensione potrà scattare solo alla prima seduta del consiglio, quando il neoeletto governatore potrà comunque presentare la propria giunta. La replica arriva da Il Mattinale, la nota politica di Fi alla Camera: «Non ci possono essere atti di De Luca perché sarebbero nulli. Il Parlamento sciolga i nodi».
Intanto la procura di Salerno rende la posizione di De Luca imputato un po’ più complicata: nel processo di appello sul termovalorizzatore, costato la condanna in primo grado dell’allora sindaco a un anno per abuso d’ufficio (facendo così scattare la Severino), il pm Roberto Penna ha aggiunto il reato di peculato. De Luca governatore non se ne preoccupa e delinea le strategie del suo governo: una giunta «con una bella rappresentanza femminile. E avrete un vicepresidente che vi farà sognare» spiega; niente termovalorizzatori ma la possibilità di utilizzare i cementifici per bruciare la parte di ecoballe che non può essere riciclata o spedita fuori regione; una sanatoria degli abusi edilizi. «Ci sono 80mila alloggi abusivi – ha aggiunto – chi li può demolire? Escludo però la sanatoria per tre categorie: per l’abusivismo in luoghi di vincolo assoluto; per chi ha costruito in zone con pericolo per la pubblica incolumità; avevi già un alloggio di proprietà e hai fatto l’abuso. Per gli altri si approvano leggi per consentire di mettere ordine e far pagare il dovuto». Sulla querela alla presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, nessun passo indietro: «Non conta la vittoria. Conta far ringoiare le cose ignobili che sono state dette». Mercoledì resa dei conti in commissione.