Il dottor Stranamore insediato alla Casa Bianca è ormai un fiume piena che non risparmia niente e nessuno. Figuriamoci la Russia, trasformatasi in pochi mesi da «concorrente con cui dialogare» a redivivo «impero del male» da mettere in un angolo ad ogni costo.

DONALD TRUMP ha approvato ieri un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia. La Federazione Russa secondo l’amministrazione americana «avrebbe violato il trattato sull’eliminazione dei missili nucleari a corto e medio raggio».

«L’amministrazione americana – prosegue il comunicato – applicherà nuove sanzioni contro la Russia, che, spera, la costringeranno a rispettare il trattato sulle armi nucleari che essa ha violato dispiegando un missile da crociera proibito». Il governo Usa ha dato il mandato al Dipartimento del Commercio «di punire le compagnie russe che hanno fornito tecnologia per contribuire allo sviluppo di nuove armi proibite dal trattato».

L’OBIETTIVO – secondo un funzionario della difesa americana – è di mettere in crisi «i calcoli economici che i russi si erano fatti» spingendoli di nuovo verso una corsa al riarmo. Inoltre, il funzionario Usa ha sostenuto che, in aggiunta alle nuove sanzioni, «il Ministero della Difesa inizierà la ricerca per realizzare un nuovo missile da crociera nucleare, come previsto nel bilancio della difesa recentemente approvato».

Gli accordi sui missili a corto e medio raggio erano stati sottoscritti da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov nel 1987 e avevano rappresentato un importante passo in avanti per raggiungere un disarmo generalizzato in un quadro di sicurezza internazionale dopo il lungo scontro sugli euromissili tra le due potenze nei primi anni ’80. Poco più tardi, Donald Trump, intervenendo a una convention di suoi sostenitori in Florida ha dichiarato che la sua amministrazione «ha smesso di scusarsi per essere l’America e ha iniziato a difendere la reputazione degli Stati uniti».

Secondo il tycoon americano sarebbe stato Obama a permettere a Iran e Russia di tornare a giocare un ruolo internazionale.

IN UN DELIRIO DI ONNIPOTENZA Trump ha sostenuto che «per lunghi anni l’America si è dimostrata debole e non ha fissato delle “linee rosse” da non oltrepassare. Se le avessimo fissate la Russia e l’Iran non sarebbe arrivate in Siria». E ha concluso, rispolverando temi da guerra fredda degli anni ’50: «Noi possiamo fare tutto ciò perché noi siamo quella nazione che ha aperto il Canale di Panama, che ha vinto due guerre mondiali, che ha mandato l’uomo sulla Luna e che ha messo in ginocchio il comunismo».

MOSCA PER ORA preferisce non alzare i toni anche se i funzionari del Cremlino parlano di un Putin furioso.
Ieri il presidente russo era impegnato con grattacapi di politica interna e Lavrov, il ministro degli esteri russo, era a Vienna per portare avanti la delicata trattativa con gli ucraini sulla questione del Donbass. I due vogliono capire dove il capo della Casa bianca voglia andare a parare. Sulla questione di Gerusalemme prima di tutto.

Dopo il netto ma asciutto comunicato comune con Erdogan di disapprovazione dell’iniziativa americana, la diplomazia russa ha impostato il comando di stand-by.

L’ALTRO IERI LAVROV, in un comico siparietto con i giornalisti ha fatto finta di non sentire, per ben due volte, le domande su Gerusalemme.

Mosca teme che il lavoro di ritessitura diplomatica con Israele degli ultimi anni e i corposi rapporti commerciali con Tel Aviv possano fare dei passi indietro. La replica sulle nuove sanzioni è stata quindi per ora affidata a Marya Zacharova, portavoce del ministero degli esteri russo. Zacharova ha affermato che «il tentativo di spaventarci con le sanzioni è semplicemente ridicolo» osservando che «la campagna di propaganda degli Stati uniti che accusa Mosca di aver violato il trattato… è segno che Washington ha deciso di disconoscere quell’accordo».

«Se è così – ha concluso Zacharova – saremo costretti a dare una risposta simmetrica, come ha già ricordato il presidente Vladimir Putin».