Spuntano nuove ossa dalla Villa Giorgina della Nunziatura apostolica di Roma. Durante un sopralluogo effettuato nella mattinata di ieri dagli uomini della squadra mobile e della polizia scientifica, gli agenti avrebbero ritrovato parte di un cranio e di una mandibola mentre erano alla ricerca di nuovi indizi sullo scheletro rinvenuto una settimana fa, sul quale si sta lavorando all’estrazione del dna per l’identificazione.

Dai primissimi risultati di queste analisi, comunque, comincia a tramontare l’ipotesi di essersi imbattuti nei resti di Emanuela Orlandi o di Mirella Gregori, le adolescenti scomparse nella primavera del 1983.

Secondo il direttore dell’istituto di medicina legale dell’università di Tor Vergata e perito incaricato dal Vaticano di seguire la vicenda Giovanni Arcudi, infatti, lo scheletro apparterrebbe a una persona di età compresa tra i 25 e i 35 anni, quindi dieci o addirittura vent’anni in più di quanti ne aveva Orlandi quando è sparita nel nulla.

«Per la verità – dice Arcudi – non ho mai avuto la sensazione che si potesse trattare di lei, tuttavia dobbiamo aspettare i risultati degli esami del laboratorio genetico forense».

Le analisi serviranno anche a capire se si è in presenza di uno, due o più scheletri diversi. Ma per l’avvocata della famiglia Orlandi Laura Sgrò, non cambia molto: «Non sappiamo se Emanuela è morta, e se è morta non sappiamo quando. Quindi possiamo solo aspettare gli esiti dei test».

Il mistero permane, anche perché il caso Orlandi è sin dal suo inizio una pesca nel torbido. Nel 2012 si arrivò addirittura a ipotizzare che Emanuela fosse sepolta insieme al boss della Magliana Enrico De Pedis, che fu tumulato nella basilica di Sant’Apollinare con l’approvazione del Vaticano, dietro spinta del cardinale Poletti.

Quando la tomba fu aperta, tuttavia, le ossa che vennero ritrovate risultarono risalenti all’età napoleonica.