La Commissione Europea ha stabilito degli obiettivi molto ambiziosi per l’idrogeno scadenzati al 2024 e al 2030, un vero e proprio «Ecosistema europeo dell’idrogeno» in cui offerta e domanda di idrogeno verde si stimolano a vicenda in settori quali, chimica, siderurgia, trasporti che prevede investimenti pari a oltre 400 miliardi di euro entro il 2030. Una vera e propria rivoluzione economica per l’intera Europa.

PER COORDINARE QUESTI investimenti è stata costituita una European Clean Hydrogen Alliance (Echa), composta da tutti gli stake holders pubblici e privati, che avrà il compito «di sostenere e dare visibilità a progetti di produzione di idrogeno da fonti rinnovabili».
La Commissione riferisce che allo stato attuale, secondo le stime di Hydrogen Europe1 i progetti di idrogeno da fonti rinnovabili già annunciati sono da 1,5 a 2,3 GW e che «ulteriori 22 GW di progetti con elettrolizzatori sono programmati e richiederanno ulteriori elaborazioni e conferme».

I CANALI DI FINANZIAMENTO per lanciare i progetti per le tecnologie dell’idrogeno, variano dai cosiddetti Ipcei (Important Projects of Common European Interest), a Next Generation EU, a React-Eu, ai fondi di sviluppo regionale (Erdf 2021-2027), ai fondi del Jtm (Just Transition Mechanism, che mira al risanamento degli ecosistemi locali compromessi da impianti fossili), al programma Connecting Europe, volto a finanziare reti e infrastrutture inter-europee, fra cui il cosiddetto «repurposing» delle reti del gas verso l’idrogeno, cosa che interessa particolarmente l’Italia.

INFINE VA TENUTO PRESENTE che in Italia sono in corso 7 progetti europei di ricerca e sviluppo sull’idrogeno per un valore complessivo di 26 milioni di euro e che riguardano lo sviluppo di Fuel Cell, Elettrolizzatori e accumulatori di nuova generazione che possono essere consultati alle pagine di Hydrogen Europe in nota3.
Infine è degno di menzione che i progetti per promuovere le tecnologie dell’idrogeno potranno attingere anche al fondo che verrà alimentato dalla nuova, e per ora non ancora quantificabile, Carbon tax alle frontiere, che in realtà si chiama Carbon border adjustment (acronimo Cba) perchè la parola «tassa» è molto impopolare sul piano internazionale. Si tratta di una sorta di dazio che verrà applicato ai beni provenienti soprattutto (ma non solo) dalla Cina, che vengono prodotti senza alcun riguardo rispetto ai principi ambientali e sociali cari invece all’Europa, in modo che il rispetto di normative ambientali non si traduca in un danno economico per le aziende europee.

POI CI SONO GLI ASPETTI occupazionali e formativi. Lo sviluppo delle diverse filiere dell’idrogeno verde e l’installazione delle relative tecnologie (Fuel Cells, elettrolizzatori e infrastrutture collegate) presuppone la creazione di moltissimi posti di lavoro diretti e indiretti che Hydrogen Europe prevede si possano calcolare in ragione di 10/15 posti di lavoro (a seconda che si tratti di industria o servizi) per ogni milione di euro investito.

Naturalmente si tratta di figure professionali e competenze che per il momento non esistono e che andrebbero create con appositi programmi formativi, figure quali progettisti, costruttori, esperti di marketing, agenti commerciali, esperti riparatori e manutentori di elettrolizzatori di varia taglia e tipologia, fuel cell di vario tipo, bombole e accumulatori a idruri metallici, infrastrutture di trasporto e distribuzione, veicoli a idrogeno terrestri, marittimi (da piccoli traghetti e imbarcazioni da pesca e da diporto a grandi navi passeggeri), di treni e altri mezzi ferroviari (metropolitane etc) a idrogeno, di mezzi aerei (droni, velivoli di piccola e media taglia, me aerei da trasporto passeggeri); di mezzi di trasporto a idrogeno; progettisti e installatori di sistemi di rifornimento e di tutti i sistemi di produzione di energia rinnovabile integrati nelle filiere dell’idrogeno.

SEMPRE LO STUDIO di Hydrogen Europe calcola che gli investimenti nelle tecnologie dell’idrogeno hanno un ritorno rapido e consistente vicino al 150% del capitale investito. A tale scopo si menziona il fatto che nel programma Horizon 2020, la FchjuU (un gruppo di lavoro misto Commissione/industria europea dell’idrogeno) si era impegnato a dimostrare un effetto-leva dello 0.57. Questo obiettivo è stato ampiamente superato. Alla fine del 2018, l’effetto leva totale (comprese le attività supplementari) aveva raggiunto il 2.67, ossia 5 volte il risultato minimo richiesto.

SEMPRE LO STUDIO di Hydrogen Europe calcola a titolo esemplificativo che se si iniziasse con uno stimoulous package del valore di 450 / 500 milioni di euro, questo garantirebbe la creazione di almeno 7000 posti di lavoro diretti e altamente qualificati, mentre se l’Unione europea desse corso realmente al progetto di investire da un minimo di 15 miliardi a un massimo di 130 miliardi, questo genererebbe da 250 mila a 1 milione e mezzo di posti di lavoro stabili e altamente qualificati.

SECONDO UN ALTRO STUDIO effettuato dal think tank Climate Champions creato dall’International Hydrogen Council, «un mondo alimentato da energie potrebbe contare sulla creazione di milioni di nuovi posti di lavoro che non sarebbero mai stati creati dalle fonti energetiche tradizionali di origine fossile» . E in questa prospettiva l’idrogeno potrebbe generare fino a 30 milioni di posti di lavoro entro il 2050, e un mercato dell’idrogeno che potrebbe raggiungere i 2.500 miliardi di dollari annuali aggiuntivi rispetto all’economia mondiale.

ECCO UNA FILIERA ad altissima intensità occupazionale per unità di capitale investito. Qualcuno potrebbe avvertire tutti quei rappresentanti del governo che continuano a parlare a vanvera di occupazione e poi regalano soldi alle fonti fossili?