È stata rinviata per la seconda volta l’udienza di Michele Emiliano davanti alla sezione disciplinare del Csm. E di nuovo, come già a febbraio, su richiesta del presidente della regione Puglia, che deve affrontare il giudizio perché accusato di aver violato il divieto per i magistrati di «iscrizione e partecipazione ai partiti politici». La decisione dell’organo di autogoverno della magistratura sul candidato alla segreteria del partito democratico arriverà dopo la conclusione del percorso congressuale del Pd, il prossimo 8 maggio.
Ex sostituto procuratore di Bari, Michele Emiliano è in politica da 13 anni e da altrettanti è in aspettativa dalla magistratura dalla quale non si è mai dimesso; è stato sindaco di Bari e segretario regionale del Pd. Nel 2006 la riforma dell’ordinamento giudiziario ha fissato un limite alla partecipazione politica dei magistrati, attuando una previsione costituzionale. L’iscrizione a un partito costituisce adesso un tipico illecito disciplinare, le sanzioni previste vanno dal semplice ammonimento alla sospensione dalle funzioni.
Il sostituto procuratore generale della Cassazione Sgroi è intervenuto ieri davanti alla sezione disciplinare del Csm rappresentando l’accusa: ha annunciato un aggiornamento delle imputazioni a carico di Emiliano. Quelle originali risalgono a oltre due anni fa. Nel frattempo Emiliano si è candidato – ed è in corsa, per quanto in ultima posizione dopo i congressi di circolo – alla segreteria nazionale del Pd. La candidatura «per statuto presuppone l’iscrizione al Pd», ha puntualizzato ieri Sgroi, annunciando già la conclusione dell’istruttoria. «C’è continuità», ha detto, dunque, «nella ipotetica violazione disciplinare di Emiliano», la cui prima manifestazione risalirebbe almeno al 2007, anno in cui assunse per la prima volta l’incarico di segretario del partito democratico pugliese.
Nella breve seduta di ieri però anche la difesa di Emiliano, che è affidata al procuratore di Torino Armando Spataro, ha tentato di segnare un punto, chiedendo che fossero ascoltati dalla sezione disciplinare tutti gli altri magistrati attualmente in aspettativa per incarichi elettorali. Non sono molti, e sono rintracciabili sul sito del Csm – oltre Emiliano, la ministra Finocchiaro e i sottosegretario Ferri e Manzione, i senatori Casson e Lo Moro, i deputati Ferranti e Dambruoso, la parlamentare europea Chinnici – Spataro vorrebbe sentirli tutti e aggiunge alla lista l’assessora alla regione Sicilia Contrafato. «Non per una chiamata in correità», spiega il procuratore. Ma poi aggiunge che nel caso potrebbero essere ascoltati con l’assistenza di un legale rappresentante. Perché secondo la tesi di Emiliano «l’attività politica è autorizzata di fatto da decenni». E dunque, secondo Spataro, la testimonianza degli altri magistrati in aspettativa che svolgono correntemente attività politica servirebbe a mettere in luce «prassi, convinzioni, orientamenti e costumi politici» tali da dimostrare come ci sia stata da sempre tolleranza verso le toghe in politica. Mentre «solo Emiliano è stato incolpato».

La sezione disciplinare del Csm ha deciso di non accogliere la richiesta del presidente della Puglia, che del resto riguarda casi simili ma non identici. Perché quella che risulta inibita ai magistrati è l’attività politica all’interno di un partito, e innanzitutto l’iscrizione, non la partecipazione agli organi assembleari o di governo. In una breve camera di Consiglio la disciplinare, presieduta dal vicepresidente del Csm Legnini, ha accolto la tesi di Sgroi, secondo il quale i casi citati da Spataro sono sufficientemente conosciuti e non servono altre testimonianze. Ma il sostituto procuratore generale ha dato anche una notizia: il suo ufficio sta facendo «accertamenti preliminari» sul conto delle altre toghe «in politica». Era noto il caso della ministra Finocchiaro. Ma anche gli altri potranno avere fastidi.