La Ong basca Salvamento Maritimo Humanitario ha annunciato ieri che da settembre sarà in zona Sar nel Mediterraneo centrale per salvare le vite dei naufraghi. Nelle acque antistanti la Libia di Ong non ce ne sono più. Le organizzazioni tedesche sono state bloccate in porto a Malta per motivi amministrativi, ai francesi di Sos Méditerranée Gibilterra ha ritirato l’iscrizione al registro marittimo per la nave Aquarius, i catalani di Open arms sono fermi a Barcellona per rinnovare i certificati. Così a settembre Smh potrebbe ritrovarsi da sola.

I baschi hanno investito 750mila euro per riconvertire il peschereccio Aita Mari in un mezzo di salvataggio: «È un dovere morale degli stati dell’Unione europea salvare le persone che fuggono da fame e guerre. Non possiamo restare con le braccia conserte, vedendo come il mare si trasforma in un cimitero» ha dichiarato Inigo Gutierrez, il presidente della Ong con base a Guipuzcoa, che condividerà le missioni con i volontari dell’associazione di Siviglia Proem Aid.

Lo slogan adottato è: «Il popolo sempre salva il popolo». In mare andranno con una vecchia tonnara di 32 metri attrezzata per ospitare fra le 150 e le 200 persone, con un equipaggio di tra i 16 e i 18 membri, cinque marinai e il resto volontari professionisti in emergenze, come vigili del fuoco, soccorritori e personale sanitario, che si avvicenderanno in turni di quindici giorni. In quanto ai porti di sbarco, «la Sicilia è esclusa» spiega Gutierrez. L’altro porto più vicino alla Libia, Malta, è ugualmente impossibile. Così non escludono di ripiegare sulla Corsica, oppure verso le isole Baleari o i porti della Catalogna. «Bisognerà aspettare e vedere, ma continueremo a mettere il dito nella piaga d’Europa», assicura Gutierrez.