Dopo la pausa decisa dal governo di Majdan nel tardo pomeriggio di giovedì, a seguito delle esercitazioni russe al confine ucraino, si è tornati a combattere. Nel mentre si è alzato anche il livello della tensione diplomatica, come era ovvio attendersi, benché non si veda all’orizzonte uno spiraglio di via di uscita comune. Il premier di Kiev Yatseniuk, l’uomo caro al Fondo monetario e agli Usa ha accusato Putin di volere una «terza guerra mondiale», perché avrebbe ammassato le sue truppe a un solo chilometro dal confine ucraino, mentre Stati uniti e Unione europea, al termine di un giro di telefonate intercorse tra i leader (tra Obama, Hollande, Merkel e Cameron, cui ha partecipato anche il premier italiano Matteo Renzi), avrebbero nuovamente convenuto di passare a sanzioni più forti nei confronti della Russia. Mosca ha reagito, chiedendo a Kiev di terminare i combattimenti, per ottenere «una de-escalation del confronto».

Dopo la pausa, dunque, Kiev ha ordinato la seconda fase dell’operazione «antiterrorismo» a est, contro le regioni separatiste. I centri nevralgici degli scontri sono diventati principalmente due: Kramatorsk e Sloviansk. Nella prima città, nella mattinata di ieri un cecchino ha fatto esplodere un elicottero dell’esercito ucraino a terra, confermando un doppio dato: l’intenzione dei filorussi di resistere e le capacità militari di cui dispongono.

E mentre a Kramatorsk venivano segnalati attacchi alle barricate dei separatisti, la posta in palio più alta sembra essersi giocata a Sloviansk. Kiev ha ordinato la presa della città, sapendo di poter cogliere un successo importante perché la cittadina è considerata un vero e proprio punto nevralgico delle capacità belliche dei filorussi. In mattinata è arrivato l’ordine di Serghiei Pashinski,vice capo dell’amministrazione presidenziale ucraina, che ha annunciato che le truppe speciali di Kiev hanno iniziato a «bloccare completamente» la città «per impedire l’arrivo di rinforzi» ai pro-Mosca. Si tratta, secondo Pashinski, della seconda tappa dell’operazione lanciata ieri a Sloviansk dai militari ucraini. Vasil Krutov, numero due dei servizi di sicurezza di Kiev ha assicurato che non ci sarà blitz in città per evitare vittime.

Ma non tutto pare essere andato come nelle previsioni di Kiev, dato che i filorussi hanno resistito agli attacchi. Il leader dei filorussi Ponomariov, intervistato dalla tv Rossiya 24, ha dichiarato di non aver alcuna intenzione di arrendersi, sostenendo inoltre che militanti del gruppo paramilitare neonazista di Pravi Sektor «occupano posizioni attorno alla città di Sloviansk e sono armati di fucili da cecchino», mentre «le forze ucraine stanno accerchiando completamente la città» e ci sono «tentativi di diversi gruppi di sabotatori» di «attaccare alle spalle le postazioni» degli insorti.

Ancora guerra dunque, mentre Ue e Stati uniti si muovono cercando una sintonia. Obama e i leader europei – ha spiegato un comunicato diffuso ieri dalla Casa Bianca – hanno definito «allarmante» la situazione nell’est dell’Ucraina, sottolineando «i positivi passi» compiuti da Kiev per tener fede agli impegni presi il 17 aprile scorso con Russia, Ue e Stati uniti, comprese la proposta di un’amnistia per coloro che lasceranno pacificamente gli edifici pubblici occupati e quella di riformare la costituzione. I leader hanno quindi dato un giudizio comune sul fatto che la Russia non si sia invece comportata di conseguenza, né sostenendo gli accordi di Ginevra, né richiamando i gruppi armati a deporre le armi e ad abbandonare gli edifici occupati.

L’accusa a Mosca è quindi quella di aver proseguito a fomentare «un’escalation della situazione attraverso una retorica preoccupante ed esercitazioni militari che minacciano i confini dell’Ucraina». I leader – conclude lo statement – «lavoreranno insieme e, attraverso il G7 e l’Unione europea, coordineranno passi aggiuntivi per imporre costi alla Russia». Obama, Renzi, Hollande, Merkel e Cameron hanno infine sottolineato che Mosca «ha ancora la possibilità di optare per una risoluzione pacifica alla crisi, inclusa l’implementazione degli accordi di Ginevra».

Nella serata di ieri, infine, è arrivata la notizia, dal ministero dell’interno di Kiev, secondo il quale sette osservatori Osce sarebbero stati rapiti dai filorussi a Sloviansk. Le persone catturate si troverebbero in una sede locale dei servizi di sicurezza.