Da ieri pomeriggio la bandiera bianca crociata di blu della Repubblica di Finlandia sventola insieme ad altre 30 sul quartier generale della Nato a Bruxelles. Con la consegna dei documenti ufficiali da parte del ministro degli Esteri finlandese, il verde Pekka Haavisto, nelle mani del segretario generale dell’Alleanza atlantica il norvegese Jens Stoltenberg e la successiva cerimonia ufficiale nella capitale belga, l’iter di adesione del paese nordico è conclusa.

Un iter cominciato il 12 maggio dello scorso anno quando la premier socialdemocratica Sanna Marin e il presidente della Repubblica, il conservatore Sauli Niinistö, firmarono una nota congiunta per chiedere ufficialmente di aderire alla Nato a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022. Il paese aveva, da subito, aderito all’invito dell’Unione europea di inviare armi a Kiev rafforzando contestualmente la difesa del lungo confine con la Federazione russa: 1340 km che segnano il limes più esteso di tutto il Continente con Mosca.

LA FINLANDIA SCELSE dopo la seconda Guerra mondiale di non aderire all’Alleanza atlantica avendo firmato già il “Trattato di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca” con l’Unione sovietica di Stalin. Per tutto il 1800 il territorio finlandese fece parte dell’Impero russo e nonostante l’indipendenza del 1919 numerosi furono i tentativi di destabilizzazione da parte dell’Urss di Stalin che culminarono con la nascita della Repubblica socialista sovietica carelo-finlandese nel sud est del paese per poi arrivare alla pace tra i due stati e al definitivo riconoscimento dell’indipendenza finlandese.

Nei 70 anni successivi il paese nordico, mantenendo buoni rapporti sia con la Russia che con il blocco occidentale, aveva però deciso di costruire un proprio efficiente sistema di difesa che conta sulla capacità di mobilitazione di 900 mila riservisti (su 5,5 milioni totali) e la leva obbligatoria maschile a 18 anni.

L’enfasi che i media e la politica finlandese hanno dato alla giornata di ieri è quindi dentro a un vero e proprio cambio di paradigma nella politica estera e di difesa del paese. Il presidente della Repubblica Niinistö, intervenendo alla cerimonia, sottolinea «il risultato finale di un processo coerente: la nostra alleanza politica è chiara a tutti da molto tempo», aggiungendo che «la Russia sarà a lungo una minaccia, il nostro obiettivo è prenderci cura della nostra difesa».

ANCHE LA PREMIER MARIN ha salutato l’ingresso del suo paese nell’Alleanza come l’inizio di «una nuova era» concludendo che «come nazione, abbiamo agito all’unisono durante questo processo storico». Dello stesso tenore il suo possibile successore, il conservatore Petteri Orpo, che ha sottolineato come da ieri «l’articolo 5 è entrato in vigore ed è iniziata una nuova era nella politica estera e di sicurezza della Finlandia». Orpo si riferiva alla carta dell’Alleanza atlantica che, all’articolo 5, prevede che «le nazioni della Nato concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in Nord America, sarà considerato un attacco contro tutte».

IL PRIMO IMPEGNO PRESO dal Presidente Niinistö, durante la conferenza stampa di ieri, è stata sul budget che ogni singolo paese della Nato dovrebbe destinare alle spese militari affermando che è «preciso impegno» del suo paese lavorare da subito per arrivare al 2% come previsto dall’accordo e impegnarsi perché anche gli altri membri dell’Alleanza lo raggiungano. Contestualmente il governo di Helsinki ha fatto sapere di aver rafforzato la difesa al confine con la Russia (dopo aver eretto diversi km di muro nei mesi passati) bloccando, di fatto, la frontiera. Una scelta che più che bloccare l’esercito russo fermerà le migrazioni dal confine orientale.

IMMEDIATA LA REAZIONE RUSSA che per bocca del suo ministro degli esteri Lavrov ha dichiarato che «la Federazione sarà costretta ad adottare misure di ritorsione, sia tecnico-militari che di altro tipo, al fine di fermare le minacce alla nostra sicurezza nazionale derivanti dall’ingresso della Finlandia nella Nato». Il ministro della difesa, Sergei Shoigu, ha parlato anche dell’ invio in Bielorussia di missili Iskander che possono portare testate nucleari. Nuove tensioni e minacce che allargano al Mar Baltico e alla penisola scandinava i venti di guerra nel continente europeo.